Permessi 104: in caso di omessa o scaduta autorizzazione INPS si rischiano gravissime sanzioni

I permessi 104 possono essere fruiti da disabili e caregivers solo previa autorizzazione da parte dell’INPS. Cosa succede se manca o è scaduta?

I disabili gravi e i familiari che li assistono hanno diritto a tre giorni di permesso retribuito al mese, frazionabili anche a ore.

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Per usufruire dei permessi 104 serve l’autorizzazione (cityzen.it)

Per il riconoscimento del beneficio, non basta la richiesta da parte del lavoratore dipendente ma è necessaria l’autorizzazione da parte dell’INPS. Ma cosa succede se manca oppure è scaduta? Il problema potrebbe comportare l’irrogazione di pesanti sanzioni. Analizziamo la vicenda nel dettaglio.

Autorizzazione per permessi 104 scaduta: quando scatta l’obbligo di restituzione delle somme?

I permessi 104 possono essere utilizzati dai lavoratori dipendenti (sia pubblici sia privati) affetti da disabilità grave oppure che prestano assistenza a un familiare disabile grave.

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Se l’autorizzazione è scaduta le somme percepite vanno restituite (cityzen.it)

Il riconoscimento avviene, innanzitutto, previa domanda da parte dell’interessato, che può essere trasmessa telematicamente, tramite il sito dell’INPS, tramite Contact Center (telefonando al numero 803.164 o allo 06.164.164) oppure per mezzo di un Patronato.

La richiesta da parte dell’interessato, tuttavia, non è sufficiente perché bisogna attendere che l’Istituto di Previdenza autorizzi il lavoratore alla fruizione dei permessi. Se l’istanza viene accolta, il datore di lavoro e il dipendente ricevono una documentazione nella quale sono indicate la data a partire dalla quale potranno essere richiesti i permessi e quella fino alla quale le agevolazioni potranno essere fruite.

In alcuni casi, tuttavia, i lavoratori beneficiano dei permessi 104 oltre la data di fine specificata nella documentazione. Si tratta di un comportamento illecito, soprattutto perché durante i giorni di assenza si ha diritto alla normale retribuzione. Di conseguenza, vengono percepite somme non spettanti.

Se si verifica tale situazione, il datore di lavoro è obbligato a trattenere le somme riconosciute, versarle all’INPS e giustificare le ore o i giorni di assenza dal lavoro con una causale differente. Gli importi indebitamente percepiti dal lavoratore devono essere trattenuti in busta paga e restituiti all’Istituto di Previdenza tramite Modello F24.

Il datore di lavoro, inoltre, deve trasmettere telematicamente all’INPS il resoconto dei contributi previdenziali e assistenziali a carico suo e dei dipendenti e tutte le informazioni relative alle somme che sono state accreditate direttamente dall’Ente previdenziale.

Questa comunicazione va effettuata attraverso il cd. Modello UniEmens e deve essere inoltrata entro l’ultimo giorno del mese seguente a quello di competenza. Se il lavoratore dipendente ha usufruito dei permessi 104 che, in realtà, non spettavano perché l’autorizzazione dell’INPS era scaduta, il datore deve variare i flussi UniEmens trasmessi in precedenza, eliminando la dicitura dei permessi 104 e giustificando i giorni di assenza in altro modo (ad esempio, ferie, permessi ex festività, riposi compensativi).