Non tutti i contributi servono per aumentare l’importo dell’assegno pensionistico né per raggiungere la pensione.
Tanti lavoratori incorrono in una brutta sorpresa nel momento del pensionamento. Scoprono di non soddisfare i requisiti contributivi perché hanno fatto male i conti. Meglio sapere come conteggiare la contribuzione.
Il sistema previdenziale italiano prevede la soddisfazione di requisiti contributivi e /o anagrafici per andare in pensione. Una volta raggiunto il numero di contributi necessari per uno scivolo e l’eventuale età anagrafica correlata allora si potrà fare domanda di pensionamento. Pensate che brutto sarebbe se si dovesse abbandonare l’idea di godersi il meritato riposo per un errore nel calcolo dei contributi. Addio allo svago per restare a lavoro ancora uno, due o molti più anni. Sarebbe un vero e proprio incubo. Cosa sapere per non sbagliare?
In generale i contributi obbligatori sono quelli da contare per andare in pensione. Sono versati dal datore di lavoro e dal lavoratore in misura differente durante l’attività lavorativa. Gli autonomi anche versano contributi e saranno loro stessi a procedere con i conteggi mentre i dipendenti hanno il datore di lavoro che si occupa della previdenza.
I contributi che contano per la pensione
I contributi maturati incidono sia sull’importo dell’assegno pensionistico sia sul diritto alla pensione. Significa che per lasciare il mondo del lavoro occorrerà aver versato un diverso numero di contributi a seconda dello scivolo scelto (41 anni per la pensione per i precoci e per Quota 103, 20 anni per la pensione di vecchiaia e la pensione contributiva, 42 anni e dieci mesi per la pensione anticipata ordinaria e così via).
Se obbligatori sicuramente potranno essere conteggiati per la misura e per il diritto. Diverso il caso dei versamenti figurativi, quelli che non sono obbligatori ma versati volontariamente in determinate circostanze. Ci sono circostanze in cui non sono validi ai fini del raggiungimento della pensione o della quantificazione dell’assegno. L’INPS riconosce i contributi figurativi in caso di sospensione o assenza dell’attività lavorativa per tutelare il dipendente. Congedo per maternità, congedo parentale, cassa integrazione, disoccupazione indennizzata (NASPI), servizio militare, cariche pubbliche elettive permetto di accumulare contributi figurativi validi per la maturazione dei requisiti pensionistici.
Attenzione alla contribuzione figurativa per disoccupazione, malattia, congedo di maternità in Opzione Donna. Viene esclusa dal conteggio perché la misura sarà definibile solo dai contributi realmente accreditati. Tale considerazione vale anche per Quota 100 e Quota 102. Dai contributi da raggiungere per il pensionamento verranno esclusi quelli legati alla contribuzione figurativa.