Molti contribuenti temono che la NASpI possa influire negativamente sulla determinazione dell’assegno pensionistico. Ecco tutta la verità.
L’indennità NASpI è il sussidio economico che viene riconosciuto dall’INPS ai dipendenti che hanno perso il lavoro involontariamente e che, dunque, si trovano in stato di disoccupazione.
I periodi duranti i quali viene corrisposta la misura sono valutati, ai fini pensionistici, come contributi figurativi; di conseguenza, sono utili sia per il raggiungimento del diritto alla pensione sia per la determinazione della cifra spettante.
Ma questo può avere delle conseguenze negative proprio sull’importo della prestazione previdenziale? Analizziamo la normativa e scopriamo quali sono le implicazioni sulla pensione per tutti coloro che hanno usufruito della NASpI.
In base all’attuale sistema previdenziale, per accedere alla pensione di vecchiaia, servono almeno 67 anni di età e 20 anni di contribuzione.
Al riguardo, i contributi figurativi accreditati per i periodi di percezione dell’indennità di disoccupazione non comportano delle problematiche.
Il discorso è differente per quanto riguarda, invece, la pensione di anzianità o anticipata (ad esempio, Quota 103 oppure Opzione Donna). Nel caso della pensione anticipata, infatti, i periodi di contribuzione figurativa non sono utili per il raggiungimento del presupposto contributivo per l’accesso agli strumenti di flessibilità in uscita.
Bisogna, inoltre, considerare che l’importo riconosciuto a titolo di NASpI è sempre inferiore allo stipendio che veniva percepito. Per il 2024, ammonta al 75% della retribuzione media e, in ogni caso, non può essere superiore a 1.550,42 euro. Si riduce, poi, del 3% dal primo giorno del sesto mese di erogazione. Se il beneficiario ha 55 anni, la riduzione opera dall’ottavo mese.
Poiché l’indennità di disoccupazione è più bassa dello stipendio, tutti i contribuenti che sono vicini alla pensione, hanno perso il lavoro e sono obbligati a chiedere la NASpI per non più di due anni, temono che tale periodo possa avere delle conseguenze negative sul calcolo dell’assegno pensionistico.
La questione varia a seconda del metodo di calcolo usato per la determinazione pensione. Con il sistema retributivo, si prendono in considerazione gli ultimi stipendi percepiti dal lavoratore.
Se ci sono periodi di contribuzione figurativa dovuta alla NASpI, lo stipendio medio che fa da base del calcolo della pensione viene determinato con un “doppio calcolo” e, cioè, eliminando le retribuzioni figurative NASPI (dunque, rendendo nulli i periodi di disoccupazione) e includendo le retribuzioni figurative NASPI.
Mettendo a confronti i due calcoli, l’INPS deve utilizzare quello che risulta più favorevole per il lavoratore.
Con il sistema contributivo, invece, viene valutato il montante contributivo, che risulta decisamente accresciuto dai periodi NASpI. Di conseguenza, la percezione dell’indennità di disoccupazione non comporta alcun danno sull’assegno pensionistico.
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