Se si abita nei pressi di luoghi dove si organizzano feste e manifestazioni si potrebbe subire un danno da rumori. Chi è responsabile?
In estate la maggior parte dei locali rimane aperta fino a tardi e organizza eventi e concerti. Chi risiede nelle vicinanze, tuttavia, potrebbe subire un pregiudizio dalla movida notturna, soprattutto in caso di rumore eccessivo.
La legge prevede delle tutele per evitare i disturbi della quiete pubblica e permettere a tutti gli abitanti di stare in casa senza essere infastiditi. Solo alcuni rumori, infatti, sono consentiti ed esclusivamente in determinati orari.
Chi crea un danno dovrà risponderne. In tal senso, i proprietari dei locali devono assicurare che le serate non siano chiassose e il Comune deve garantire il rispetto della quiete pubblica e adottare tutte le misure per garantire il riposo dei cittadini. Ma vediamo quali sono le regole da rispettare in materia di rumori dai locali.
Disturbo della quiete: quali sono le tutele previste dalla legge?
Gli abitanti che sono esposti a rumori eccessivi a causa di eventi e serate presso i locali hanno diversi strumenti di tutela. Possono presentare una querela contro i proprietari dei locali o mandare un esposto alle autorità locali oppure iniziare una causa civile per ricevere un risarcimento per il danno subito. In alternativa, possono sia sporgere la querela e sia costituirsi parte civile per ottenere il risarcimento.
La Corte di Cassazione, poi, ha chiarito che anche il Comune ha una grossa responsabilità per la tutela della quiete pubblica. Singolare è il caso analizzato con l’ordinanza n. 18676 del 2024, relativa a una serie di manifestazioni culturali all’aperto organizzate da un Comune italiano. Due residenti in delle abitazioni che si trovavano nella piazza in cui si tenevano gli eventi hanno deciso di intervenire legalmente nei confronti dell’Amministrazione comunale per chiedere il risarcimento dei danni per l’elevata rumorosità.
Il Tribunale, accertato che il rumore era superiore a quello permesso, ha condannato il Comune al risarcimento dei danni. L’Amministrazione, poi, ha presentato ricorso in Appello. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18676 del 2024, ha rigettato il ricorso del Comune, precisando che la soglia di rumore fissata dai regolamenti comunali è soltanto indicativa e, dunque, per capire se c’è un pregiudizio per gli abitanti è necessario prendere in considerazione una serie di elementi, come il luogo, l’ora, le caratteristiche della zona e le abitudini locali.
I giudici hanno specificato che gli Enti locali possono essere condannati al risarcimento dei danni e al compimento delle azioni obbligatorie per ridurre i rumori, al fine di preservare la quiete pubblica e individuale.