La pensione di reversibilità si perde per svariati motivi. Basta poco per ritrovarsi improvvisamente senza l’entrata mensile.
I superstiti di un pensionato INPS possono perdere i soldi della pensione di reversibilità. Occorre conoscere le possibili cause in modo tale da far bene i conti per non rischiare di abbattere l’erogazione mensile percepita.
Si chiama pensione di reversibilità il trattamento pensionistico dedicato ai familiari superstiti di un pensionato INPS deceduto. L’importo erogato varia in base alla pensione percepita dal defunto mentre la percentuale spettante dipende dal grado di parentela. Al coniuge superstite spetta il 60% del trattamento percepito dal titolare quando era in vita, al figlio unico il 70% se minorenne, studente o inabile, a due figli spetta l’80% mentre al coniuge con due figli o più spetta il 100% della pensione.
Qualora coniuge e figli manchino, la pensione di reversibilità verrebbe erogata a genitori, fratelli o sorelle, nipoti orfani a carico del defunto prima del decesso. Per poter ottenere il beneficio mensile, però, i superstiti devono rispettare determinati limiti reddituali. Restando entro determinate soglie la reversibilità verrebbe solo ridotta mentre superando tali limiti non verrebbe più erogata. Significa, dunque, che l’importo della pensione di reversibilità dipenderà dalla situazione economica del superstite.
Il diritto alla pensione di reversibilità si perde qualora il coniuge superstite si sposi nuovamente oppure se il titolare del trattamento non risulta più inabile (condizione che rendeva possibile l’erogazione del beneficio) o qualora i figli a carico entro i 21 anni finiscano gli studi e inizino un percorso lavorativo. Stop alla reversibilità anche se i figli compiono 26 anni o interrompono gli studi, se i genitori ottengono un altro trattamento pensionistico o se i fratelli/sorelle convolano a nozze.
Per quanto riguarda i limiti reddituali, l’INPS ha fissato la soglia per ottenere la reversibilità totale a 23.345,79 euro. Gli altri importi, invece, scenderanno del 25% per redditi entro i 31.137,72 euro, del 40% per redditi fino a 38.909,65 euro e del 50% per redditi oltre i 38.909,65 euro. Con riferimento alla decurtazione occorre sapere, però, che in caso di cumulo con altri redditi del beneficiario, la pensione di reversibilità non potrà essere tagliata di un importo maggiore all’ammontare complessivo degli stessi redditi aggiuntivi. Concludiamo con una brutta notizia. Le regole attuali potrebbero essere ritoccate (in peggio) perché il Governo ha necessità di recuperare risorse per ottemperare agli obblighi imposti dall’Unione Europea. Il riferimento è all’esigenza di ridurre il debito pubblico passando dal 7,4% attuale di deficit al 3% entro il 2027.
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