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Addio all’Assegno di Inclusione se possiedi questi beni: la decisione che ha provocato il panico tra migliaia di famiglie

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Antonia Festa

Molte famiglie dovranno rinunciare all’Assegno di Inclusione, a causa di una modifica al criterio di valutazione del requisito reddituale. Ecco i dettagli. 

L’Assegno di Inclusione è la misura che ha sostituito il Reddito di Cittadinanza, dal quale si differenzia per i requisiti di accesso. Il nuovo sussidio, infatti, spetta a una platea di beneficiari più ridotta, in quanto il suo scopo è quello di aiutare solo coloro che non possono lavorare.

A tantissimi contribuenti è stata negata l’erogazione dell’Assegno di Inclusione (cityzen.it)

In particolare, fa discutere l’inclusione di una condizione necessaria per l’accesso al sussidio, che ne sta comportando il mancato riconoscimento a numerose famiglie. Si tratta di una situazione destinata a diventare insostenibile, perché ha gettato nello sconforto molte persone che si trovano in gravi difficoltà economiche, ma che non rispettano il nuovo requisito legato al patrimonio immobiliare.

L’esclusione, purtroppo, riguarda anche il Supporto per la Formazione e il Lavoro dal valore di 350 euro. Vediamo, dunque, cosa è cambiato nella determinazione del reddito e quali sono i nuclei familiari a rischio.

Accertamento requisito patrimoniale per l’Assegno di Inclusione: la novità che danneggia le famiglie

Una delle pecce principali dell’Assegno di Inclusione riguarda la diversa modalità di calcolo del requisito reddituale per la sua erogazione. Se con il Reddito di Cittadinanza non si considerava la proprietà della prima casa, con l’Assegno di Inclusione, ai fini della determinazione della soglia dei 30 mila euro per il riconoscimento dell’agevolazione, la prima casa viene esclusa soltanto se il suo valore IMU non è superiore a 150 mila euro.

Anche la casa di proprietà di considera per la determinazione del reddito per l’Assegno di Inclusione (cityzen.it)

Di conseguenza, chi non rispetta tale parametro è automaticamente escluso, a prescindere dal reddito complessivo del nucleo familiare. Si tratta di una modifica di enorme rilevanza, che danneggia tantissime famiglie, e che, inoltre, si basa su un presupposto errato, perché possedere un immobile che vale più di 150 mila euro non significa necessariamente che si abbia una condizione economica stabile.

Come sottolineato da numerosi CAF, questa regola comporta il mancato riconoscimento dell’Assegno di Inclusione anche nei confronti dei nuclei con redditi nulli (che possiedono una casa di proprietà) e che avrebbero bisogno di un aiuto economico.

Tra l’altro, la proprietà di un immobile non è fonte diretta di reddito e per chi ha un mutuo attivo consiste in un grave peso. Ai fini del pagamento dell’Assegno di Inclusione, però, non si considera il mutuo residuo. Per i contribuenti che, ad esempio, hanno ricevuto una casa in eredità o come donazione, si tratta di un vero e proprio problema.

Per tale ragione, in molti sperano in un imminente intervento legislativo, anche in virtù del fatto che il numero dei percettori dell’Assegno di Inclusione è risultato inferiore rispetto alle previsioni iniziali e le risorse finanziarie stanziate non sono state completamente utilizzate.

Antonia Festa

Sono una giurista, grande appassionata del mondo classico, di letteratura, politica, musica, teatro e cinema, divoratrice di serie TV. Sono socia di una compagnia di teatro amatoriale e ho curato la sezione 'Intrattenimento' per un giornale online, recensendo film e spettacoli televisivi e teatrali. Attualmente, lavoro come web content writer, occupandomi soprattutto di temi di natura previdenziale ed economica, che mi permettono di coltivare e approfondire il mio interesse per il diritto.

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