Addio allo sgravio contributivo se si riceve uno stipendio più alto: panico tra i lavoratori dipendenti

Un aumento dello stipendio di un solo euro potrebbe compromettere la percezione dello sgravio contributivo. Cosa fare per non perdere il beneficio?

Per salvaguardare gli stipendi dall’aumento dell’inflazione, il Governo ha deciso di introdurre il cd. sgravio contributivo, uno strumento che consente di ridurre la percentuale di contributi a carico del lavoratore, che, di norma, ammonta al 9,19% della retribuzione lorda.

taglio stipendio
Un aumento dello stipendio può essere fatale per lo sgravio contributivo (cityzen.it)

In particolare, chi percepisce uno stipendio lordo fino a 1.923 euro, ha diritto alla riduzione del 7% dell’aliquota, mentre per gli stipendi fino a 2.692 euro, lo sgravio è pari al 6%.

Bankitalia ha, però sottolineato come i dipendenti rischiano di perdere lo sgravio contributivo se la paga aumenta. Ad esempio, se si effettuano delle ore di straordinario (e, dunque, lo stipendio lordo sarà superiore), potrebbe ridursi la retribuzione netta. In alcuni casi basta un semplice euro in più per perdere il diritto al beneficio contributivo. Vediamo, dunque, in quali casi i lavoratori dovranno rinunciare al Bonus.

Se lo stipendio aumenta si perde lo sgravio contributivo? Il trucco per continuare a ricevere il Bonus

Quali sono gli effetti di un aumento dello stipendio sullo sgravio contributivo? Per continuare a beneficiarne, è necessario rispettare specifiche soglie.

riduzione stipendio lordo
Bisogna valutare attentamente se conviene accettare un incremento dello stipendio (cityzen.it)

Ad esempio, se un lavoratore ha uno stipendio di 2.600 euro e usufruisce di uno sgravio di 95 euro netti, nel momento in cui percepirà uno stipendio più alto, riceverà un netto inferiore, perché verranno meno i 95 euro di sgravio contributivo.

Per tale ragione, è fondamentale non superare la soglia dei 2.692 euro, altrimenti si dovrà rinunciare definitivamente del Bonus. Il discorso è differente nel caso in cui si contratta un incremento salariale con il datore di lavoro. In questo caso, infatti, bisogna valutare se l’aumento lordo compenserebbe il taglio dello sgravio.

Facciamo un esempio, per comprendere il meccanismo che abbiamo illustrato. Tizio è un lavoratore dipendente con uno stipendio di 2.500 euro e il datore di lavoro gli propone un aumento di 200 euro lordi al mese, corrispondenti a circa 120- 130 euro netti.

Non avrà più diritto allo sgravio, che ammontava a 91 euro netti, ma riceverà ugualmente un vantaggio economico, perché riceverà in più una somma pari a 30- 40 euro.

Di conseguenza, dall’incremento della retribuzione non deriverebbe un pregiudizio, nonostante la rinuncia allo sgravio contributivo. Se, però, l’aumento sarebbe di massimo 170 euro lordi al mese (cioè circa 100 euro netti), Tizio riceverebbe un vantaggio maggiore perché avrebbe diritto anche allo sgravio. Ogni mese, in pratica, avrebbe diritto a ben 200 euro in più.

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