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Addio pensione, serio rischio per molti lavoratori: a cosa fare attenzione

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Valentina Trogu

La pensione non è un privilegio per tutti. Bisogna guadagnarsela e se non si soddisfano tutti i requisiti si potrà dire addio a trattamento.

Serve una lunga carriera lavorativa per avere una pensione tale da poter vivere agiatamente dopo i 67 anni. Sono sempre meno le persone che possono vantare un assegno adeguato a soddisfare ogni necessità e la situazione è destinata a peggiorare.

Pensione addio, quando si corrono rischi (Cityzen.it)

La precarietà del lavoro è un problema molto serio per vari motivi. L’assenza del posto fisso significa non avere la certezza di poter portare a casa uno stipendio ogni mese per ogni anno in avvenire. Inoltre avere dei buchi contributivi non solo può portare sicuramente ad un assegno pensionistico più basso ma potrebbe far dubitare del raggiungimento dei requisiti necessari per andare in pensione. Il sistema previdenziale italiano, infatti, si basa proprio sui contributi che si maturano anno dopo anno lavorando.

Qualora non si dovesse raggiungere il numero minimo di contribuzione si potrebbe dover dire addio al trattamento o quantomeno ad un assegno sufficiente per vivere. È vero che pure cinque anni di contributi permettono il pensionamento a 71 anni (a condizione che si sia iniziato a lavorare dopo il 1995) ma con quale importo della pensione? Poche centinaia di euro.

Contributi insufficienti, addio pensione e non solo

Non riuscendo a raggiungere il numero minimo di contributi per la pensione si perderanno tutte le somme versate all’INPS negli anni e non si potrà ottenere il trattamento mensile. Chi punta ai 20 anni richiesti dalla pensione di vecchiaia deve stare molto attento nel conteggio perché non sempre un anno di lavoro corrisponde ad un anno di contributi versati.

Calcolare i contributi per la pensione (Cityzen.it)

Dipenderà dall’ammontare della retribuzione che viene ricalcolato ogni anno. Nel 2024 corrisponde a 239,44 euro lordi a settimana (circa 950 euro di stipendio mensile). Guadagnando meno di questa cifra si avrà bisogno di superare un anno di lavoro per aver maturato un anno di contribuzione. C’è di più. I venti anni di contributi potrebbero non essere sufficienti per chi non raggiunge l’importo minimo di pensionamento ossia 534,41 euro (1.415 euro di stipendio mensile).

Se così fosse bisognerebbe attendere i 71 anni di età per il pensionamento con 5 anni di contributi minimo. Insomma, è bene che anche i giovani comincino a pensare al futuro pensionistico tenendo conto che non raggiungendo i requisiti minimi di pensionamento si perderebbero trattamento e soldi. Bisogna rifiutare i lavori in nero che non permettono di maturare contributi e iniziare a capire se servirà o meno una pensione integrativa per vivere dignitosamente.

Valentina Trogu

Giornalista pubblicista, Web content writer, scrittrice e mediatrice familiare. Laureata in sociologia-analisi delle politiche sociali. Mi occupo della stesura di articoli toccando varie tematiche tra cui economia, salute, tecnologia, attualità. In questo modo posso coltivare la mia passione per la scrittura e cercare di rendere fruibili le informazioni ad un maggior numero di persone.

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