Nonostante alcune rassicurazioni circa una possibile pandemia da influenza aviaria, resta alta l’attenzione e aumentano le preoccupazioni.
I focolai che hanno interessato gli allevamenti di vacche da latte in Texas sono oggetto di attento monitoraggio, e l’OMS ha ritenuto opportuno avvisare la popolazione di tuto il mondo.
Dopo aver scoperto l’infezione di alcuni capi di bestiame, gli esperti hanno esaminato il latte ed è emerso che in quello crudo si trova il virus H5N1, quello dell’influenza aviaria.
Al contempo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fatto sapere che per fortuna il processo di pastorizzazione è in grado di uccidere il virus e che quindi il latte pastorizzato si può consumare tranquillamente. Ma gli scenari che si prospettano non sono affatto rassicuranti.
È allarme latte crudo, a causa dell’influenza aviaria l’OMS consiglia di consumare esclusivamente quello pastorizzato
Attualmente le recenti infezioni di capi di bestiame hanno fatto rialzare la guardia circa la pericolosità dell’influenza aviaria, che ha già fatto diversi salti di specie e dunque si presume che possa passare presto anche all’uomo.
Anzi, proprio un allevatore in Texas ha contratto il virus e ha manifestato sintomi molto particolari: non febbre o problemi respiratori bensì una grave congiuntivite emorragica. Oggi è in via di guarigione, ma i timori di una pandemia aumentano sempre di più.
Proprio l’OMS ha fatto sapere che le persone che stanno a contatto con gli animali infetti hanno un rischio “da basso a moderato” di contrarre l’influenza aviaria, rischio che diminuisce ancora per la popolazione in generale.
Nonostante ciò, a causa del ritrovamento del virus H5N1 nel latte crudo, le Autorità sanitarie consigliano di bere esclusivamente latte pastorizzato.
Secondo gli esperti che stanno monitorando attentamente l’evolversi della situazione, il virus H5N1 “finora non ha mostrato segni di adattamento alla diffusione tra gli esseri umani” ma tutti concordano sul fatto che non si debba abbassare la guardia.
Le parole di Tedros Adhanom Ghebreyesus, però, da una parte rassicurano e dall’altra allarmano, proprio come è già successo con la pandemia da Covid. Perché attualmente gli esperti hanno ricordato che dei 28 casi umani di influenza aviaria nessuno è stato in grado di trasmettere l’infezione da uomo a uomo.
Dall’altra però la stessa OMS ha annunciato che in caso di pandemia i vaccini potrebbero essere pronti in 4-6 mesi. Nel mentre, i Governi (e anche l’Europa) hanno firmato contratti con le case farmaceutiche proprio per questa eventualità. E se ci sono già accordi scritti, dunque, è facile ipotizzare che tutti siano pronti ad affrontare una nuova pandemia.