L’INPS lancia l’allarme per le pensioni, che rischiano di essere molto più basse nei prossimi anni. Sarà ancora possibile introdurre Quota 41 per tutti?
Fa discutere quanto dichiarato, nei giorni scorsi, dal Presidente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza INPS, Roberto Ghiselli, sui conti dell’Istituto di Previdenza. Le previsioni per i prossimi anni non sono, purtroppo, rosee, perché si passerebbe a un attivo di 23 miliardi a un passivo di 45 miliardi nel 2032.
La causa della precarietà della situazione patrimoniale dell’INPS sarebbe attribuibile alla cd. piramide demografica rovesciata, ossia al calo demografico e al conseguente invecchiamento della popolazione. Di conseguenza, a breve non si riuscirà più a garantire un sostegno idoneo alla previdenza, perché l’elevato numero di pensionati e il basso numero di lavoratori rischia di rendere impossibile l’erogazione degli assegni previdenziali.
In tale contesto, risulta molto difficile mettere a punto la tanto attesa Riforma delle pensioni, per sostituire la Legge Fornero. Cosa ne sarà della proposta della Lega di inserire Quota 41 per tutti? Ecco i possibili scenari.
Sono quasi due anni che la Lega di Matteo Salvini insiste per l’inserimento di uno strumento di flessibilità in uscita alternativo alla pensione anticipata della Legge Fornero, con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
La proposta avanzata è quella di inserire Quota 41 per tutti i lavoratori; in pratica, si smetterebbe di lavorare con 41 anni di anzianità contributiva, a prescindere dall’età anagrafica, sulla scia di quanto già accade per alcune categorie di lavoratori, come i precoci (ossia coloro che possiedono almeno 12 mesi di contributi prima del diciannovesimo anno di età).
Una simile manovra, tuttavia, sembrerebbe al momento impossibile da realizzare perché comporterebbe un peso eccessivo per le finanze pubbliche. Tale strumento, infatti, costerebbe allo Stato 5 miliardi di euro nel 2025 e 9 miliardi successivamente. Per ovviare a questo problema, potrebbero essere inserite delle “penalizzazioni” per i lavoratori, come il ricalcolo dell’assegno pensionistico interamente con il sistema contributivo.
In questo modo, l’ammontare delle prestazioni spettanti calerebbe addirittura del 15% e, per l’INPS, il costo sarebbe pari a poche centinaia di euro (anche perché si prevede che, a tali condizioni, molti contribuenti sceglieranno di continuare a lavorare). Ad oggi, dunque, non ci sarebbero i presupposti per Quota 41 per tutti, anche perché il nostro Paese, insieme alla Grecia, è quello che spende di più per la previdenza (quasi il 16% del PIL).
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