Esiste un’alternativa più sicura e igienica alla spugna, perché non offre ai batteri un’ambiente umido e ricco di alimenti nel quale prosperare. Scopriamo qual è
Lavare i piatti è un’attività sgradita alla maggior parte delle persone, soprattutto quando dopo cena non si vorrebbe fare altro che buttarsi sul divano e guardare qualcosa in televisione o leggere un libro. A prescindere da quanto si possa essere stanchi dopo una lunga giornata di lavoro, non conviene lasciare pentole, posate e bicchieri nel lavandino troppo a lungo, soprattutto se sono sporchi e rischiano di incrostarsi, rendendo la loro pulizia molto più difficoltosa.
Chi non ha una lavastoviglie deve rimboccarsi le maniche e dotarsi degli strumenti giusti. Può venire spontaneo armarsi di spugnetta e detersivo, però esiste una soluzione migliore e in quest’articolo andremo a illustrarla.
I rischi legati all’uso delle spugne
Per quanto comode, le spugne per i piatti, soprattutto se usate per lungo tempo, rischiano di diventare un ricettacolo di batteri e mettere a rischio la salute di chi le utilizza. Lo confermano vari studi clinici, tra cui uno condotto da un team di ricerca norvegese e pubblicato nel 2022 sulla rivista scientifica Journal of Applied Microbiology.
Certo, non tutti i microorganismi che si depositano sulle loro superfici sono dannosi per gli esseri umani, tuttavia alcuni fanno eccezione. La salmonella, per esempio, può causare delle tossinfezioni alimentari anche gravi e non è un rischio che vale la pena correre. Cambiare spugnetta una volta al mese aiuta a ridurre le probabilità di portare in tavola dei batteri pericolosi, ma non le porta comunque a zero.
Come spiegato da Trond Møretrø, ricercatore presso l’istituto di ricerca alimentare norvegese Nofima, le spugne, essendo umide e piene di residui di cibo, permettono ai batteri di alimentarsi e proliferare con rapidità. Ciò avviene a prescindere dalla modalità o dalla frequenza con cui le spugnette sono pulite.
La soluzione migliore per lavare i piatti
Dai risultati dello studio emerge che l’uso delle spazzole lavapiatti è da preferire a quello delle spugne, perché più igienico. Ciò dipende soprattutto dal fattore umidità: le spugne non sono mai del tutto asciutte e, come dichiarato da Møretrø, una sola di esse può “ospitare un numero maggiore di batteri rispetto alle persone sulla Terra”. Le spazzole lavapiatti, invece, si asciugano tra un uso e l’altro, il che le rende meno pericolose per la crescita batterica. Infatti, quando non trovano un ambiente favorevole alla loro proliferazione, i microorganismi nocivi muoiono. Inoltre, quasi tutte le spazzole hanno un manico che consente a chi le utilizza di non entrare in contatto diretto con le setole, dove i batteri possono restare per alcune ore in seguito al lavaggio dei piatti. L’invito di Møretrø è inequivocabile: “Consiglio ai consumatori di prendere una spazzola la prossima volta in cui dovranno sostituire la loro spugna per i piatti”.
Cosa può fare chi non vuole rinunciare alla spugna?
Purtroppo il consiglio di Møretrø si scontra con le abitudini dei consumatori, che sono affezionati alle spugnette e poco avvezzi alle spazzole lavapiatti. Una soluzione alternativa arriva dalla Germania, dove Markus Egert, microbiologo dell’Università di Furtwangen, ha svolto una ricerca simile a quella dei ricercatori norvegesi. Rivolgendosi a chi non ce la proprio a rinunciare alla spugna, consiglia di cercare di cambiarla spesso, almeno una volta ogni due o tre settimane.
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