La richiesta di anticipo del TFS da parte degli statali è un incubo che diventa sempre più spaventoso. Scopriamo i nuovi interessi da record.
La BCE ha deciso di tagliare i tassi ma tale decisione non inciderà sugli interessi dell’anticipo del Trattamento di Fine Servizio proposti dalle banca ai dipendenti pubblici. Ci vorrà del tempo prima che i vantaggi comincino ad arrivare su questo fronte.
Per i dipendenti statali nessuna buona notizia in relazione al TFS. I soldi della liquidazione continueranno ad arrivare in ritardo, anche a distanza di 5 o 6 anni nonostante l’incostituzionalità del differimento e volendo chiedere un anticipo si dovranno accettare interessi molto alti. Un vero e proprio paradosso vedersi ridurre l’importo di soldi accumulati in anni di carriera, soldi che spettano di diritto ma di cui non si ha la piena disponibilità.
E anche adesso che finalmente la Banca Centrale Europea ha deciso di tagliare i tassi visto che l’inflazione sta calando non arrivano buone notizie per i dipendenti pubblici. Prima che gli interessi calino sui prestiti volti all’anticipo del TFS passerà ancora del tempo. Il rendistato – l’indice che le banche usano per calcolare il tasso di interesse da applicare sugli anticipi erogati agli statali – ha raggiunto nel mese di giugno i livelli massimi da inizio anno. Ha raggiunto quota 3,7% secondo quanto riportato dal bollettino Bankitalia.
L’anticipo TFS per gli statali continua ad avere tassi altissimi
Considerando il rendistato e lo spread – pari allo 0,5% – si ottiene il tasso applicato dagli istituti di credito sull’anticipo del Trattamento di Fine Servizio. Parliamo di un 4% di interessi che i dipendenti pubblici dovranno continuare a pagare volendo recuperare parte dei propri soldi della liquidazione prima del tempo. Si tratta di più di 2 mila euro su 45 mila euro, la cifra massima richiedibile in banca.
Tutto questo per anticipare l’erogazione di un TFS che potrebbe arrivare illecitamente anche dopo anni dalla fine del rapporto di lavoro. La Consulta ha stabilito che il pagamento differito e rateizzato della liquidazione è incostituzionale (sentenza di giugno 2023) e ha invitato il Parlamento a prendere provvedimenti per coprire la differenza tra pubblico e privato.
Purtroppo la sentenza è stata ascoltata e messa da parte. La Ragioneria di Stato non ha tenuto conto delle proposte di Legge timidamente avanzate da opposizione e maggioranza perché le risorse sono insufficienti per sistemare la situazione. Inutile aggiungere altro, i dipendenti pubblici sono sacrificabili. O il 4% delle banche o niente anticipo dato che anche l’INPS ha bloccato l’anticipo con l’1% di interesse.