Il Governo dà, ma il Governo può anche togliere. Pesanti sanzioni piovono su alcuni beneficiari dell’Assegno di inclusione.
L’Assegno di inclusione sta già sollevando dubbi e polemiche. Previste pesanti sanzioni per tutti quei beneficiari che non fanno una cosa in particolare.
È entrato in vigore da neanche due mesi, eppure l’Assegno di inclusione – il nuovo sussidio messo in campo dal Governo di Giorgia Meloni per sostituire il Reddito di cittadinanza – sta già sollevando polemiche. Infatti, a differenza di quanto in molti si aspettavano, questo nuovo aiuto non è il ricalco esatto del vecchio Reddito. I requisiti per averne diritto sono ben più stringenti.
Obiettivo dell’attuale Esecutivo guidato dal premier Giorgia Meloni non è, infatti, fornire una stampella su cui reggersi a vita ma, piuttosto, aiutare le famiglie in difficoltà a “tornare a camminare” con le proprie gambe. Per quanto, per importo e per durata, l’Assegno di inclusione sia uguale al vecchio Reddito di cittadinanza, sotto molti altri aspetti, invece, è del tutto differente.
Assegno di inclusione: ecco chi rischia grosso
L’Assegno di inclusione, a meno di due mesi dalla sua nascita, si sta già mostrando molto diverso dal sussidio grillino, cioè il Reddito di cittadinanza. In particolare rischiano grosso i beneficiari dell’aiuto che non fanno una determinata cosa. Vediamo di cosa si tratta.
Come già si sa, l’Assegno di inclusione, a differenza del vecchio Reddito di cittadinanza, si rivolge solo a quei nuclei familiari in cui sia presente almeno un soggetto con disabilità, un minorenne o una persona che ha già compiuto 60 anni. Queste tre categorie, infatti, sono ritenute non occupabili e danno diritto alla famiglia a ricevere l’aiuto di Stato. Non solo. Per poter ricevere il sussidio non basta fare richiesta all’Inps.
È necessario impegnarsi attivamente sottoscrivendo il Patto di Attivazione. Con questo, l’intero nucleo familiare, ad eccezione dei membri che studiano o che hanno una disabilità altamente invalidante, si impegnano a seguire un percorso organizzato dai Centri per l’impiego. Se il nucleo familiare non sottoscrive il Pad o se i membri non frequentano i percorsi organizzati dai Centri per l’Impiego, allora niente ricarica dell’Assegno di inclusione.
Non solo. Ogni 90 giorni i membri della famiglia devono recarsi al Patronato per aggiornare la propria situazione e informare circa i miglioramenti ottenuti- o non ottenuti- attraverso i percorsi di politiche attive. Il Governo Meloni ha predisposto controlli molto serrati sui beneficiari che non solo devono impegnarsi a frequentare questi percorsi ma devono anche comunicare tempestivamente ogni variazione di reddito o di Isee.
I controlli possono scattare in qualunque momento. Pertanto basta davvero poco per ricevere pesanti sanzioni e perdere il sussidio. L’obiettivo è evitare che si ripeta ciò che per anni è accaduto con il vecchio Reddito di cittadinanza il quale, pur nato con le migliori intenzioni, è finito nelle mani di tanti “furbetti”.