Ecco quali sono le categorie di lavoratori che beneficeranno di cedolini più alti per via delle manovre di aggiornamento in corso. Le stime sono confortanti
In direzione della conclusione d’anno, sotto il profilo istituzionale non si va certo verso un epilogo delle politiche attuate nel corso dei precedenti mesi; tutt’altro, si discute attivamente delle manovre che dovranno condurre al varo della prossima legge di bilancio, puntuale al 1° gennaio 2024. Pertanto, entro poche settimane, si assisterà a stretto giro alla pubblicazione della Nadef, la nota-bozza relativa alle iniziative che dovranno essere discusse in Parlamento.
La discussione sul tavolo del Consiglio dei Ministri non sta impedendo di prendere le misure su quello che sarà l’imminente approccio al quadro economico, anche e soprattutto in relazione allo scenario internazionale. E non si può nascondere che proprio le variabili della complessa situazione (economica, diplomatica, bellica) globale, di un’acclarata crisi sistemica, rappresentino un duro veto alla libertà d’azione dei governi nazionali.
Ad essere toccati pesantemente dagli interventi bilaterali che comportano alti livelli di spesa, sono indubbiamente i conti pubblici. Di certo, i libri contabili dello Stato italiano non appaiono rosei, rispetto ad una difficile fotografia economico-finanziaria: il rischio di stagnazione dietro l’angolo, la dispersione occupazionale, e soprattutto gli strascichi inflazionistici (pesantissimi) di quasi due anni. Ovvio che soltanto questi fattori rispondano di riflesso con la proposta economica del Governo niente affatto accomodante.
Pertanto, la nuova direzione del Governo, da destinare al 2024 rivela sin d’ora un impatto non indifferente sui portafogli dei cittadini e sulle risorse dei nuclei familiari. Dunque, prende forma l’idea di aumento di tasse e imposte, di riduzione di agevolazioni e assegni sociali esistenti, nonché un robusto piano di risparmio della spesa pubblica (come i tagli sulle esenzioni nella sanità del SSN). Ovviamente queste misure – anche se non sembra – vengono stilate nella bilancia di ciò che si può offrire al cittadino per mantenere le premesse di un welfare sociale.
Da un lato, proprio l’aumento delle pensioni e di alcune voci di stipendio, dovuto all’adeguamento ISTAT sui tassi di consumo e inflazione, pone ora di fronte al problema di alimentare le esangui casse previdenziali, esposte allo sforzo di rivalutazione dei cedolini. Dall’altro lato, però, si è assistito – per fortuna – a contingenti rinnovi dei contratti nazionali di categoria che hanno messo in condizione di incassare importi sulle competenze di mesi precendenti al rinnovo grazie alla retroattività concordata.
I contratti maggiormente coinvolti sono quelli della Pubblica Amministrazione (nel 2023 hanno beneficiato i contratti di sanità e scuola). Per il 2024, l’annuncio del Governo è chiaro: nel robusto stanziamento di 3 miliardi e mezzo di euro, 1,5 miliardi saranno destinati a Difesa e Sicurezza; assieme alla programmazione di 5 miliardi per il 2025. Ai dipendenti pubblici interessati andranno un adeguamento al costo della vita del 16,1% in più, e un incremento dell’indennità di vacanza contrattuale di quasi 7 volte (dallo 0,5 al 3,35%. Prevista un’una tantum dell’1,5% sulla retribuzione tabellare. Le stime, a seconda delle aliquote reddituali, oscilleranno tra i 180 e 210 euro lordi.
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