Beatles, arriva il documentario che racconta Now and Then

Il documentario «The last Beatles song» ricostruisce la genesi della traccia di John Lennon rimasta fuori dalle session di «Anthology»

In principio fu una musicassetta sulla quale John Lennon aveva buttato giù una melodia con un testo, pianoforte e voce.

Poi arrivò l’intelligenza artificiale: questa è la storia di Now and then, ormai celeberrima ultima canzone dei Beatles che può essere in un certo senso intesa come una storia tecnologica della musica pop dagli anni Sessanta a oggi.

È forse questa la chiave di lettura più interessante di Now and then – The last Beatles song, mini documentario di 12 minuti di Oliver Murray che ricostruisce la genesi del singolo in uscita il 2 novembre in formato digitale, il 3 in formato fisico e il 10 in 1967-1970, il «best of» blu dei quattro di Liverpool che sarà ripubblicato assieme al rosso 1962-1966.

Il documentario sull’ultima canzone dei Beatles

Nel film ci sono le voci di Paul, Ringo, George, Sean Lennon e Peter Jackson, regista del video di Now And then, qualche immagine di repertorio inedita e un espediente narrativo che farà impazzire i fan più accaniti: la timeline del Sea of Time che nel cartoon di Yellow Submarine (1968) spostava i Beatles avanti e indietro nel tempo.

Now and Then, il documentario sull'ultima canzone dei Beatles
Foto | Youtube @TheBeatles – Cityzen.it

 

Il nuovo videoclip musicale di Now And Then ha debuttato venerdì 3 novembre alle ore 15.00 e si tratta di un film documentario della durata di 12 minuti, ‘Now And Then – The Last Beatles Song’, scritto e diretto da Oliver Murray e andato in onda sulla BBC.

Il commovente corto racconta la storia dietro l’ultima canzone dei Beatles, attraverso materiale video esclusivo e parti commentate.

“Quando la Apple mi ha chiesto di dirigere il videoclip ero riluttante – pensai che i miei prossimi mesi sarebbero stati molto più divertenti se quel difficile compito fosse stato un problema di qualcun altro e io avrei potuto essere come qualsiasi altro fan dei Beatles, che si gode la notte prima dell’uscita di una nuova canzone e di un nuovo video dei Beatles. Nel 1995 amavo l’eccitazione infantile che provavo quando stava per uscire Free As A Bird. Potevo sperimentare tutto ciò di nuovo – se solo avessi detto no ai Beatles” ha detto Peter Jackson, che ha aggiunto “ad essere sinceri, il solo pensare alla responsabilità di dover realizzare un video musicale degno dell’ultima canzone dei Beatles ha generato un insieme di ansie forse troppo schiaccianti i da gestire”.

Ha continuato: “Il mio amore di una vita per i Beatles si è scontrato con un muro di terrore puro al pensiero di deludere tutti. Ciò ha instillato in me una forte insicurezza, perché non avevo mai realizzato un videoclip musicale prima di allora e non riuscivo a immaginare come avrei potuto anche solo iniziare a crearne uno per una band che si era sciolta più di 50 anni fa, che non aveva mai cantato dal vivo la canzone e in cui metà dei suoi membri non era più tra noi. Era molto più facile darsela a gambe”.

“Avevo solo bisogno di un po’ di tempo per trovare una buona ragione per dire di no ai Beatles, così non ho mai accettato di fare il video musicale di Now And Then (in realtà non l’ho mai fatto tutt’oggi).  – prosegue il regista – Ho detto alla Apple che la mancanza di filmati adatti mi preoccupava. Avremmo dovuto usare molti filmati rari e inediti, ma ce ne sono pochissimi… Sembrava che non esistesse nulla che mostrasse Paul, George e Ringo mentre lavoravano a Now And Then nel 1995… Non ci sono molte riprese di John a metà degli anni Settanta, quando scrisse la demo… Mi sono lamentato della mancanza di filmati inediti dei Beatles degli anni Sessanta… E l’anno scorso non hanno girato nemmeno un filmato che mostrasse Paul e Ringo mentre lavoravano alla canzone” ha dichiarato Jackson.

La storia su Now and Then e l’intelligenza artificiale

Stavolta però, siccome parliamo di vita vera, si viaggia solo in avanti: è il 1970 e assistiamo allo scioglimento della band, poi arriva il 1980, perdiamo Lennon e maturiamo la consapevolezza che, rispetto a eventuali fantomatiche ipotesi di reunion della band, a quel punto della storia – dice McCartney – «era davvero finita».

Now and Then, il documentario sull'ultima canzone dei Beatles
Foto | Youtube @TheBeatles – Cityzen.it

 

O quasi: perché la vedova Yoko Ono negli anni Novanta consegnerà a Macca dei nastri registrati da John intorno alla fine dei Settanta, pezzi appuntati alla sua maniera che non avevano trovato spazio nell’ultimo Double Fantasy (1980) e rappresentavano, nel bene e nel male, una specie di suo testamento.

Nel 1994 McCartney, Harrison e Starr tornarono in sala d’incisione per lavorare al progetto The Beatles Anthology: hanno (in cassetta) tre inediti scritti da Lennon da rielaborare, uno per ciascuno dei tre doppi album programmati dal 1995 al 1996.

I primi due, Free as a bird e Real love, escono effettivamente su Anthology 1 e 2 ma il terzo non trova spazio su Anthology 3. Motivo: la traccia originale di Now and then è rovinatissima, troppo difficile da ri-contestualizzare nella reunion di Friar Park, considerate le tecniche di registrazione del periodo, meglio abbandonare definitivamente il progetto – o almeno accantonarlo per un po’ -.

Infatti passarono altri 29 anni, più di quanti ne fossero trascorsi dallo scioglimento dei Fab Four al ritorno in sala d’incisione anni Novanta, cambiano mille altre volte il mondo e la fruizione della musica, muore anche George (2001) ma di certo non l’amore del pubblico per i Beatles. E intanto nascono nuove rivoluzionarie tecnologie come l’intelligenza artificiale generativa.

McCartney e Starr la sperimentano sul set di Get back (2021), il documentario di Peter Jackson per Disney+ che rielaborava il materiale del film Let it be del 1970.

Esistono infatti processori e software evoluti che puoi addestrare a depurare tracce audio apparentemente irrecuperabili: tolgono i rumori di fondo, separano più fonti di suono finite anche per caso nello stesso file sonoro, correggono eventuali imperfezioni.

La chiave per riuscire a utilizzare finalmente Now and then è quella: sottoporre la canzone alla cura dell’intelligenza artificiale.

E poi rimettersi in studio per aggiungere ancora basso, batteria, chitarre, pianoforte, orchestra d’archi e voci, quell’elemento umano del quale oggi forse si potrebbe fare a meno ma dal quale in casa Beatles non si vuole comunque prescindere.

I Beatles sono arrivati sempre prima di tutti su tutto ed è bello che siano stati i primi a sperimentare l’applicazione industriale del machine learning alla forma canzone.

Non stiamo certo parlando di diavolerie deepfake su cui sarebbe venuto qualche scrupolo morale in più. Nel più ampio dibattito sull’utilizzo dell’Ia generativa nelle arti, viene comunque da chiedersi che mondo abbiamo davanti quando parliamo di musica.

Considerando le sole tecnologie usate per i Beatles oggi, se volessimo, potremmo dare alla chitarra di Charlie Patton il suono nitido di quella dell’Unplugged di Eric Clapton, rendere cristallino un Dixieland degli anni Venti, addirittura far risuonare la voce di Caruso con la stessa pulizia di quella che Pavarotti registrava negli anni Novanta.

Se volessimo, potremmo insomma grattare via la patina del tempo da tutta la musica di ieri e dell’altro ieri che abbiamo in archivio. Siamo sicurissimi che, volendo, si potrebbe fare. Siamo però altrettanto sicuri di volerlo?

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