La pensione anticipata permette di lasciare il lavoro in anticipo rispetto la pensione di vecchiaia. Quali sono le conseguenze?
I lavoratori temono che la loro scelta dello scivolo di pensionamento da usare per lasciare il mondo del lavoro comporti una decurtazione dell’assegno pensionistico. Succede con ogni pensione anticipata?
Tutti i lavoratori possono accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni di età e con venti anni di contributi. Ogni altra forma di pensionamento è limitata ai cittadini che soddisfano particolari requisiti anagrafici e/o contributivi più altre condizioni che il sistema previdenziale italiano prevede per ridurre le richieste di pensionamento. Da una parte si cerca di favorire l’uscita anticipata dal mondo del lavoro ma dall’altra parte occorre prestare attenzione ai conti dello Stato nonché alle previsioni future della nazione che diventa sempre più vecchia.
Per evitare che troppi lavoratori lascino in anticipo il mondo del lavoro, alcuni scivoli prevedono un taglio dell’assegno. Un esempio è Opzione Donna che impone il sistema di calcolo contributivo a tutte le lavoratrici indipendentemente dall’anno in cui si sono iniziati a versare i contributi. Tale sistema riduce l’importo sull’assegno risultando più svantaggioso. Nel 2024 lo stesso paletto è stato aggiunto a Quota 103. E la pensione anticipata ordinaria?
Gli scivoli di pensionamento anticipato sono diversi. Quelli attualmente strutturali sono la pensione anticipata ordinaria e la pensione per i precoci. Nel primo caso si concede il pensionamento con 41 anni e dieci mesi di contributi se donne e 42 anni e dieci mesi se uomini. Questo requisito rimarrà valido fino al 31 dicembre 2026.
Nel conteggio si possono inserire tutti i contributi versati o accreditati a qualsiasi titolo a condizione che almeno 35 anni di contributi siano raggiunti senza contare i periodi di disoccupazione, malattia o prestazioni equivalenti se la pensione è erogata tramite il Fondo pensioni lavoratori dipendenti. I lavoratori che hanno iniziato a maturare contributi dal 1996 in poi possono accedere alla pensione anticipata con 41 anni e dieci mesi di contributi o 42 anni e dieci mesi di contributi non tenendo conto della contribuzione che deriva dalla prosecuzione volontaria.
La contribuzione accreditata per periodi di lavoro antecedenti al compimento dei 18 anni dovrà essere moltiplicata per 1,5. L’alternativa è il pensionamento con 64 anni di età e venti di contributi (l’assegno dovrà essere pari a tre volte l’assegno sociale). In tutti questi casi di pensionamento anticipato non si applica la decurtazione dell’assegno (cosa che avveniva fino al 2017). Nessuna penalizzazione, dunque, per i lavoratori.
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