Ha guidato il governo per dieci anni di fila fino alle dimissioni lo scorso marzo. Economista esperto, era considerato un riformista favorevole al libero mercato
È morto all’improvviso dopo un attacco cardiaco. Se n’è andato così, a 68 anni, l’ex premier cinese Li Keqiang. Si trovava a Shanghai, dove stava trascorrendo un periodo di riposo. Economista esperto, ha ricoperto la seconda posizione più alta in Cina per dieci anni di fila prima di abbandonare il timone lo scorso marzo.
L’ex numero due del Partito comunista cinese ha lasciato la premiership a causa del limite dei mandati, cedendo il testimone a Li Qiang, ex capo del Pcc di Shanghai, nonché fedelissimo del presidente Xi Jinping. Nell’ottobre del 2022 è stato rimosso dai vertici del partito, due anni in anticipo rispetto al limite dei 70 anni, quando Xi si è assicurato ufficialmente un terzo e inedito mandato da segretario generale del partito.
Un tempo considerato il candidato numero uno alla successione dell’ex presidente Hu Jintao alla carica di segretario generale del Partito e di presidente della Repubblica, negli ultimi anni è stato isolato dai dirigenti cinesi. Li era l’unico alto funzionario in carica a non appartenere al gruppo lealista di Xi.
Al Congresso comunista del 2012 che ha incoronato Xi, Li è arrivato secondo e poco dopo è stato nominato premier. Dopo l’entrata in carica nel marzo del 2013, è diventato in breve il volto più favorevole al libero mercato, al settore privato e alle riforme, mentre il presidente ha progressivamente accentrato nelle proprie mani il potere politico e anche le leve dell’economia, a scapito della carica di primo ministro.
Il dirigismo e l’enfasi sulle imprese statali imposto da Xi si sono scontrati negli anni con i propositi pro mercato dell’ex premier. Il suo mandato è coinciso con la lotta all’enorme debito generato dai vasti programmi di stimolo promossi da Pechino dopo la crisi finanziaria globale del 2008.
Una dualità che in Occidente, soprattutto negli ultimi anni con il rallentamento della crescita cinese, ha alimento speculazioni sulla rivalità, se non conflittualità, tra i due dirigenti comunisti rispetto alla direzione da dare della seconda economia del mondo. Negli Stati Uniti e in Europa, Li era considerato un tecnocrate e un riformista pragmatico. Emblematica la confidenza, emersa dai dossier di Wikileaks, fatta all’ambasciatore americano a Pechino sulle statistiche dell’economia cinese “ritoccate e quindi inaffidabili”.
Nato nel 1955 nella provincia dell’Anhui, figlio di un funzionario governativo, l’ex premier aveva attraversato gli anni drammatici della Rivoluzione culturale. Da ragazzo aveva dovuto interrompere gli studi per andare a lavorare nelle campagna. Tornato in città, si era laureato in legge e poi aveva ottenuto un dottorato in economia alla prestigiosa università di Pechino. Aveva scalato i ranghi del partito nella Lega della gioventù comunista, la principale organizzazione di formazione politica della Repubblica, la stessa dell’ex presidente Ju.
Laconico il commento dei vertici cinesi. “Li è stato celebrato come un eccellente membro del Pcc,
un soldato comunista leale e sperimentato, un eccellente proletario della rivoluzione, statista e leader del partito e dello Stato”, è il necrologio che questa mattina si poteva leggere sull’agenzia stampa ufficiale Xinhua. “Piangiamo profondamente la tragica morte del compagno Li Keqiand dovuta a un improvviso attacco di cuore”, si è limitata a dire la portavoce del ministro degli Esteri Mao Ning.
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