Per ricevere la NASPI, l’indennità di disoccupazione, occorre rispettare alcune regole o si potrà dire addio alla prestazione.
I lavoratori che perdono l’occupazione per cause indipendenti dalla propria volontà possono ricevere la NASPI, un’indennità di importo variabile erogata al massimo per 24 mesi. Si potrebbe pensare che la malattia sia una di queste cause ma non è sempre così.
Il dipendente che perde involontariamente il lavoro ha diritto alla NASPI per un numero di settimane pari alla metà delle settimane di contribuzione maturate negli ultimi quattro anni nel limite massimo di 24 mesi. L’importo erogato sarà calcolato in base alla retribuzione media percepita nei quattro anni precedenti il termine del rapporto lavorativo. Ogni mese a partire dal sesto, o dall’ottavo per gli over 50, la cifra sarà ridotta del 3%. In ogni caso l’indennità mensile massima non potrà superare i 1.425,21 euro nel 2024.
Un aiuto economico importante per il cittadino che deve trovare un altro lavoro. Ha dei mesi coperti da entrate certe in attesa della nuova occupazione. E ci sono circostanze in cui la NASPI si continua a percepire pur avendo iniziato a svolgere un’altra attività che comporta un’entrare reddituale entro determinati limiti. Ma facciamo un passo indietro, al momento dell’interruzione del rapporto di lavoro. Le dimissioni per motivi di salute danno diritto alla NASPI?
Lo stato di disoccupazione del cittadino che fa domanda di NASPI deve risultare legato, come detto, alla perdita involontaria dell’impiego. Il rapporto di lavoro, dunque, deve essere terminato per cause non dipendenti dal lavoratore subordinato. Il licenziamento, dunque, dà diritto alla NASPI mentre le dimissioni e la risoluzione consensuale no.
E le dimissioni per malattia? Se dovessero sussistere gravi problemi di salute si può fare domanda di indennità di disoccupazione? La risposta è negativa. Le dimissioni presentate a causa del sopraggiungere di una patologia non sono considerate involontarie e di conseguenza non danno diritto all’indennità di disoccupazione. Diverso è il caso di licenziamento per ragioni di salute.
Qui la NASPI è concessa a condizione che il datore abbia verificato l’impossibilità di un reimpiego del dipendente nell’azienda anche destinandolo a mansioni di rango inferiore o riducendo l’orario di lavoro. Gli altri casi in cui la NASPI si può richiedere eccezionalmente è per risoluzione consensuale nell’ambito di una procedura obbligatoria di conciliazione oppure dopo che il lavoratore ha rifiutato di trasferirsi in una sede distante più di 50 chilometri dalla residenza o più di 80 minuti utilizzando i mezzi pubblici.
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