Conto corrente a uso promiscuo: va indicato nella DSU? Le regole d’oro poco conosciute per non avere problemi con il Fisco

Nella DSU vanno specificati anche eventuali conti correnti a uso promiscuo. Quali sono le modalità di compilazione per evitare sanzioni?

Molti liberi professionisti e imprenditori hanno conti correnti a uso promiscuo.

conto corrente a uso promiscuo
Come si indica un conto corrente a uso promiscuo nella DSU? (cityzen.it)

Si tratta di un particolare conto che consente di tenere separati i fondi personali da quelli aziendali, per assicurare una tracciabilità delle operazioni finanziarie più efficace. Grazie a tale conto corrente si possono distinguere facilmente i movimenti bancari che riguardano l’attività imprenditoriale e facilitare le operazioni di dichiarazione dei redditi.

I titolari di conto corrente a uso promiscuo devono specificare il saldo e la giacenza nella DSU, all’interno del Quadro FC.2 Prima Sezione. Ma tali cifre vanno indicate anche nella Seconda Sezione? Il dubbio in tal caso è che si riportino due volte gli stessi importi. Come fare per non commettere errori nella compilazione della documentazione? Scopriamolo.

Conto corrente a uso promiscuo: cosa si specifica nella DSU?

Nella Dichiarazione Sostitutiva Unica, nel Modulo FC1 quadro FC2, Prima Sezione, vanno accuratamente elencati i depositi e i conti correnti bancari e postali, indicando il valore del saldo contabile attivo, al lordo degli interessi, al 31 dicembre dell’anno precedente a quello di presentazione della Dichiarazione.

DSU con conto corrente a uso promiscuo
Regole per una corretta indicazione in DSU del conto a uso promiscuo (cityzen.it)

Nel Quadro FC2, Seconda Sezione, poi, va precisato il valore del patrimonio netto per le imprese individuali in contabilità ordinaria oppure il valore delle rimanenze finali e del costo dei beni ammortizzabili, per le imprese individuali in contabilità semplificata.

In quest’ultima ipotesi, il patrimonio netto si determina sommando le rimanenze finali e il costo totale dei beni materiali ammortizzabili (al netto delle quote di ammortamento), a cui si aggiungono i beni immateriali ammortizzabili, la liquidità e le ulteriori attività e passività. Tra di essi vanno inseriti anche i conti correnti e i depositi bancari e postali.

Nell’ipotesi specifica del conto corrente a uso promiscuo da parte del libero professionista, le istruzioni ISEE prevedono la doppia indicazione del valore. Se, infatti, si indica il 50% della cifra nella Prima Sezione del Quadro FC2 e il restante 50% nel patrimonio netto, alla Seconda Sezione del Quadro FC2, sorgerebbero sicuramente dei problemi perché scatterebbe la segnalazione dell’anomalia.

In realtà, l’indicazione al 50% dovrebbe essere la soluzione più adatta, perché il conto corrente a uso promiscuo viene usato per metà per scopi aziendali e per metà per scopi personali.

Sulla questione, purtroppo, non ci sono regole specifiche. Il consiglio preferibile è di indicare le cifre relative al conto solo nel Quadro FC2, Prima Sezione, soprattutto se si tratta di ditte individuali in contabilità semplificata o in regime forfettario. Queste ultime, infatti, non son obbligate ad avere un conto corrente relativo soltanto all’attività, per cui il saldo presente può essere considerato come appartenente a un conto personale.

In ogni caso, per evitare complicazioni è sempre preferibile avere un conto a parte, solo per l’attività.