Conto corrente congelato all’improvviso: una spiacevole sorpresa. Ecco come puoi difenderti e rivalerti sulla banca.
Quando vi trovate in fila nella vostra banca o di fronte a un bancomat, non vi aspettate certo di scoprire il vostro conto bloccato all’improvviso, vero? Eppure, può capitare davvero che i vostri fondi vegano posti “sotto sequestro”. Ma perché il vostro conto è stato bloccato senza un minimo preavviso? È normale che non vi abbiano avvisato prima di congelare tutto? E quali problemi legali comporta l’assenza di preavviso?
Iniziamo col capire cos’è questo famigerato “pignoramento presso terzi”. Immaginate che il vostro creditore, armato di un documento ufficiale che attesti il suo credito, voglia mettere le mani sui vostri soldi. Ma invece di venire direttamente da voi, si rivolge a terzi come la vostra banca, il vostro datore di lavoro o persino l’INPS. Azione che può colpire stipendi, conti correnti o pensioni.
Ovviamente, prima di tutto, il creditore deve avere in mano un “titolo esecutivo”, un documento che renda inequivocabile l’esistenza e l’entità del suo credito. Ma attenzione, non basta avere il titolo esecutivo; questo deve essere notificato al debitore. Se questo passaggio manca o le notifiche falliscono, l’intera procedura è fuori legge e può essere annullata in tribunale. Anche se non avete ricevuto volontariamente la posta o non avete ritirato gli avvisi, il processo rimane valido.
Ultimo ma fondamentale passo: la notifica dell’atto di pignoramento presso terzi. È qui che entra in gioco la vostra consapevolezza del pignoramento, non solo per pagare o opporvi, ma anche per gestire meglio la vostra situazione finanziaria delicata. Ma a chi deve essere notificato questo atto? Secondo le regole del codice di procedura civile, sia la banca (il terzo pignorato) che il debitore, dovete essere informati. E questa notifica avviene attraverso un ufficiale giudiziario, anche se, nel caso delle cartelle esattoriali, una semplice raccomandata può bastare.
Spesso ci si rende conto del pignoramento solo quando si cerca di prelevare, scoprendo così che i soldi sono bloccati. Ma non bisogna preoccuparsi, le somme sono ancora lì, solo temporaneamente congelate dopo la notifica del pignoramento. A questo punto, se il pignoramento è fatto da un privato, ci sarà un’udienza dove il giudice valuterà la procedura e ordinerà alla banca di versare al creditore le somme “congelate”.
Se invece è l’Agenzia Entrate Riscossione o un altro esattore, l’effetto avverrà dopo 60 giorni dalla notifica fatta al debitore, che può decidere di pagare per sbloccare il conto durante questo periodo. Adesso, il dilemma è perché i debitori, spesso non sanno nulla del pignoramento? Potrebbe essere perché la notifica non è ancora arrivata o perché il creditore non l’ha fatta correttamente.
Nel primo caso, il pignoramento può essere notificato prima alla banca, per evitare che il debitore faccia prelievi che svuotino il conto. Nel secondo caso, se non si riceve la notifica o questa viene inviata all’indirizzo sbagliato, la procedura è illegittima.
E se parliamo di cartelle esattoriali, il pignoramento segue le regole ordinarie. Il debitore ha 60 giorni per saldare il debito e sbloccare il conto. Tuttavia, se il conto è legato a stipendi o pensioni, ci sono limiti speciali: i risparmi sono congelati solo oltre il triplo dell’assegno sociale e solo una quota del vostro stipendio o pensione può essere trattenuta.
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