Fate attenzione, disoccupati e casalinghe muniti di conto corrente: il Fisco sta aumentando i controlli. Ecco a cosa fare attenzione.
Quasi tutti hanno un conto corrente, ma non tutti hanno introiti regolari. Un esempio sono, in genere, persone come i disoccupati o le casalinghe. Queste tipologie di persone, anche se in possesso di un conto, tendono a non guadagnare attivamente soldi (perché senza lavoro o perché il coniuge lavora, che tende ad avere un conto corrente a parte). Insomma, avere un conto corrente non significa guadagnare soldi attivamente.
Di per sé, questo è assolutamente normale: i conti correnti sono un ottimo posto dove mantenere i propri risparmi e, in generale, un modo sicuro e pratico per inviare e ricevere denaro, per qualsiasi motivo. Questo, però, crea delle situazioni particolari che, tra le altre cose, potrebbero attirare l’attenzione del Fisco. Ecco le situazioni di cui stiamo parlando e a cosa dovete fare attenzione, come deciso dalla Corte di Cassazione con una recente sentenza.
La Corte di Cassazione, infatti, ha appena dato il via libera a controlli più intensi sui conti correnti delle mogli casalinghe di liberi professionisti. Questo è perché spesso questi conti vengono utilizzati dal professionista per trasferirci sopra redditi non dichiarati. Questo è il caso della sentenza della Corte, dove la moglie disoccupata del libero professionista aveva effettuato molti prelievi e versamenti sul conto corrente. Dopo un controllo è diventato chiaro che questi introiti provenivano dal marito, messi sul conto corrente della moglie come redditi non dichiarati. Da qui la necessità di intensificare i controlli su conti correnti “innocui”, come quelli delle casalinghe.
In caso di accertamenti, sta al contribuente dimostrare la legittimità della somma, non al Fisco. Secondo al legge, l’Ufficio finanziario può procedere ad accertamenti anche su conti correnti bancari intestati a terzi qualora ci sia motivo di pensare che i soldi in questione provengono dal libero professionista investigato.
Questa investigazione si può basare anche su semplici indizi, senza bisogno di ulteriori autorizzazioni: finché c’è il sospetto che il conto corrente del terzo sia in qualche modo connesso al contribuente, il Fisco ha ogni diritto di avviare controlli e, nel caso risultassero effettivamente redditi non dichiarati, procedere adeguatamente nei confronti dell’evasore.
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