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Cronaca

È allarme cibi ultra processati: ‘le industrie uccideranno la cucina sana’ – e i consumatori

Published by
Stefania Guerra

In Italia abbiamo una cultura culinaria che tutto il mondo ci invidia, ma presto sarà sostituita dall’invasione dei cibi ultra processati.

A lanciare uno dei tanti allarmi sui rischi per la salute umana dati dal consumo di alimenti industriali è lo scrittore, scienziato e giornalista inglese Chris van Tulleken.

I cibi ultra processati fanno male alla salute ma fanno guadagnare le aziende – Cityzen.it

Tulleken ha scritto un libro che sta facendo il giro dei Paesi Europei e presto arriverà anche in Italia. Il suo, oltre a essere un progetto editoriale, è un vero e proprio monito che lancia agli italiani, un popolo che ancora non è stato invaso completamente dall’egemonia dell’alimentazione malsana industriale.

I cibi ultra processati stanno per sostituire quelli sani, l’Italia è in pericolo? La risposta è sì, ecco perché secondo Tulleken

L’opinione dello scrittore e scienziato Tulleken sta facendo clamore; durante una video-intervista a Repubblica  ha espresso tutta la sua preoccupazione circa la salute del popolo europeo, che è altamente a rischio.

Gli alimenti-spazzatura presto sostituiranno quelli sani per meri interessi economici – Cityzen.it

In Paesi come l’Inghilterra la maggior parte delle calorie assunte dai consumatori arriva dai cibi ultra processati; siamo intorno al 60%. In Italia siamo ancora salvi, secondo lo scrittore, e assumiamo “solamente” il 25% delle calorie da alimenti industriali.

Il monito lanciato da Tulleken è però molto preoccupante. Gli interessi economici delle grandi industrie andrà a minare completamente la salute dei consumatori, e il processo è già iniziato.

Per rendere meno appetibili i cibi sani sarà sufficiente renderli troppo costosi e allora le famiglie (già impoverite da altre dinamiche politico-economiche, come l’inflazione) non avranno altra scelta che ripiegare su cibi più economici ma altamente dannosi per la salute. Di contro, le grandi industrie faranno miliardi.

 I vostri bar verranno sostituiti da Starbucks, che è in parte della della Nestlè. Le vostre pizzerie diventeranno Pizza Hut. Mangerete solo il pollo da KFC, la tartare di manzo da McDonald’s e così via…

Una “profezia” non inverosimile, visto come sta andando l’economia del nostro Paese. Le piccole aziende vengono impoverite e così le multinazionali le acquistano, espandendo il loro dominio. Ma qui non siamo solamente di fronte a dinamiche economiche perché in gioco c’è la salute delle persone.

Tulleken spiega anche il perché degli effetti dannosi dei cibi industriali. Sono concepiti da scienziati affinché diano assuefazione, inoltre contengono sostanze che li rendono non nutrienti. Tutti i cibi industriali contengono agenti chimici, dosi elevate di sale, di grassi, di zuccheri, additivi, aromi, antiossidanti e conservanti, coloranti, aromatizzanti, dolcificanti ed emulsionanti.

Sostanze che distruggono il microbiota e che portano nel tempo a infiammazioni, alterazioni e danni che aumentano il rischio di cancro, malattie cardiovascolari, ma non solo. Un’alimentazione a prevalenza industriale porta a numerose altre “malattie metaboliche, deficit cognitivo, demenza, ansia, depressione, aumento del peso e obesità“.

Lunga lista di problemi elencati dallo scrittore, ma di cui si è già a conoscenza.

La soluzione? Il consumatore, purtroppo, non può fare altro che aumentare la sua consapevolezza su cosa stia portando in tavola. Poi anche ricordare che ha un grande potere, quello di scelta.

Se i consumatori non si faranno intimidire da aumenti dei prezzi e proposte non vantaggiose, il mercato risponderà di conseguenza. Le industrie alimentari non potranno arricchirsi sulla pelle dei consumatori, se questi sapranno reagire. Serve però anche una precisa volontà politica.

Stefania Guerra

Appassionata di lettura e di scrittura creativa, autrice di un racconto e di un romanzo, opero nel copywriting e nel digital marketing dal 2018; collaboro con diversi siti di informazione e per una testata giornalistica.

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