Emis Killa, i testi “violenti” delle sue canzoni e gli altri artisti criticati dal Codacons

Emis Killa e i testi violenti: il rapper è finito nell’occhio del ciclone a causa di alcune sue canzoni reputate troppo violente. Alla carica anche il Codacons, non nuovo a questo genere di “battaglie”.

Emis Killa è finito suo malgrado nell’occhio del ciclone. Il motivo? Il testo di una sua canzone, che ha portato addirittura all’annullamento di un suo concerto previsto a Capodanno a Ladispoli, insieme al collega Guè. Alcuni cittadini, infatti, hanno criticato la scelta fatta dal Comune a causa delle parole contenute nella canzone “3 messaggi in segreteria”, giudicata troppo violenta. Una polemica legata al dibattito sulla violenza di genere, più che mai caldo dopo il caso di Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato.

Testi violenti: il caso di Emis Killa

Ma cosa dice il testo di “3 messaggi in segreteria”? “E adesso guido verso casa tua che vivi a Monza/Pieno di cattive idee dettate da una sbronza/Volevo abbassare le armi, ora dovrò spararti/Non mi dire di calmarmi, è tardi str…a/F…o al senso di colpa, non ci saranno sbocchi/Voglio vedere la vita fuggire dai tuoi occhi/Io ci ho provato e tu mi hai detto no/E ora con quella cornetta ti ci strozzerò“. Questa la terza strofa, la più criticata. Il brano è, infatti, un crescendo che racconta la storia di un femminicidio vista dagli occhi dell’assassino. Un testo duro, senza dubbio, ma che riesce perfettamente nell’obiettivo che si è prefisso l’artista.

La storia di Emis Killa sul concerto annullato
Immagine | Instagram @Emis Killa – Cityzen.it

Lo stesso Emis Killa ha spiegato come le polemiche siano pretestuose. “Nel rap esiste una cosa chiamata story telling. Significa rappresentare una storia in rima, bella o brutta che sia. Nel pezzo io interpreto, invento, racconto fatti che purtroppo, per quanto spiacevoli, accadono. Nel pezzo non è Emiliano che parla, e non penso nemmeno di dover dare troppe giustificazioni a chi non vuole capire. In un altro story telling molto più recente interpreto Renato Vallanzasca, non so, volete accollarmi qualche anno di galera? Oppure radiamo da tutti i cinema Denzel Washington, visto che in “He got game” uccide la moglie. Vi dovete ripigliare“. Emis ha poi aggiunto: “Per farvi un’idea di me a riguardo piuttosto dovreste parlare con le donne che fanno parte della mia vita, dalla mia famiglia alle amiche. Potete cancellare tutti i concerti che volete, bannare i rapper dalle radio, indignarvi in gruppo sui social, non cambierete così la realtà che gente come me ha il coraggio di raccontare, anche quando mi torna indietro nel peggiore dei modi. Cercate i colpevoli tra i colpevoli, non tra chi è dalla vostra parte pur avendo un altro modo di affrontare le cose“.

L’attacco del Codacons

La polemica, però, non si è placata. È anzi stata rinvigorita dal solito attacco portato dal Codacons, che storicamente ha il dente avvelenato contro il mondo del rap. Nella nota diffusa dall’associazione consumatori, il dito viene puntato su Emis Killa, ma anche su Fedez e su molti altri artisti. “Abbiamo deciso di rivolgere un appello a tutte le radio italiane, a Youtube e alla Siae affinché boicottino i brani di rapper e trapper che contengono frasi violente o aggressive verso le donne – spiega il presidente Carlo RienziOgni giorno le emittenti radiofoniche nazionali trasmettono brani di artisti molto in voga tra i giovani, infarciti di frasi con riferimenti espliciti contro le donne, in grado di alimentare odio e violenza e incentivare aggressioni e gesti estremi. Canzoni che vengono regolarmente registrate alla Siae e pubblicate anche su piattaforme internazionali come Youtube“.

Al Codacons si è poi aggiunto il Moige, il Movimento Italiano Genitori. “Dinanzi ai numerosi casi di femminicidio segnaliamo numerosi testi dei cantanti rapper e trapper, che coinvolgendo un largo pubblico di minori, rischiano di incitare alla violenza di genere e di contribuire all’aumento dei tragici casi di femminicidio nel nostro Paese. Questi testi spesso denigrano le donne, presentandole come oggetti e proprietà degli uomini – ha detto la vicepresidente Elisabetta ScalaI genitori si trovano spesso soli di fronte a una sfida crescente nell’educare i propri figli quando tali messaggi misogini diventano parte integrante dell’humus culturale dei nostri ragazzi. I minori, essendo particolarmente suscettibili all’influenza dei media e della musica, possono assimilare e normalizzare idee e comportamenti dannosi nei confronti delle donne. Sottolineiamo l’importanza di azioni concrete per combattere il femminicidio. È fondamentale investire anche nella formazione dei genitori su queste tematiche. La formazione e l’educazione devono essere promosse attivamente sui media, nelle scuole, nelle famiglie e nelle comunità sociali, per creare un ambiente dove il rispetto e l’amicizia tra uomo e donna siano elemento quotidiano e naturale“.