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Errore nel calcolo del TFS: l’INPS può chiedere la restituzione dei soldi

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Valentina Trogu

Se la pubblica amministrazione commette errori in relazione al TFR allora l’INPS ha un anno di tempo per chiedere la restituzioni dei soldi.

Ci sono dubbi che i lavoratori hanno in merito ad un errore di calcolo della liquidità da ottenere al termine di un rapporto di lavoro.

TFS, l’INPS può chiedere soldi indietro? (Cityzen.it)

La sentenza del 20 dicembre 2022 numero 258 della Corte Costituzionale ha stabilito la non fondatezza con riferimento alla questione di legittimità costituzionale per la revoca, modifica o rettifica d’ufficio dei provvedimenti di liquidazione del TFS entro tempi brevi invece che in dieci anni. Il Trattamento di Fine Servizio per i dipendenti del settore pubblico e il TFR dei dipendenti privati non sono comparabili e, di conseguenza, in caso di errori di calcolo del TFS dei lavoratori pubblici non si applica la prescrizione decennale.

Nel pubblico impiego il soggetto obbligato a corrispondere il TFS non coincide con il datore di lavoro a differenza di quanto avviene nel settore privato. Nel settore statale, precisamente, i dipendenti civili e i militari dello Stato percepiscono l’indennità di buonuscita e l’amministrazione di appartenenza del dipendente deve trasmettere all’INPS un progetto di liquidazione di questa indennità.

Cosa accade in caso di errore di calcolo della liquidità

In caso di un errore di calcolo nella liquidazione il provvedimento sarà revocato, modificato oppure rettificato entro un anno dalla sua emanazione. Il termine decorre dalla data di diffusione del provvedimento stesso e non dal momento in cui l’ex amministrazione di appartenenza comunica all’INPS i nuovi dati retributivi che rettificano quelli errati. Di conseguenza c’è il rischio che l’INPS non possa procedere con il recupero dell’eccedenza che è stata corrisposta illegittimamente a causa di un errore commesso dall’amministrazione e non dall’ente della previdenza sociale.

Calcolo TFS errato, cosa si rischia (Cityzen.it)

L’INPS ha iniziato negli anni passati ad avviare azioni nei confronti degli ex dipendenti in pensione per il recupero di somme erogate erroneamente con una lettera di messa in mora in cui si richiedeva la restituzione entro trenta giorni degli importi eccedenti. Annunciava, poi, un prelievo coattivo delle somme per chi non procedesse in tempo. Sono subito scattati i ricorsi dei pensionati ed è stata coinvolta anche la Corte Costituzionale. Come detto inizialmente questa ha confermato il limite temporale di un anno per poter chiedere i soldi indietro al lavoratore in caso di errori di calcolo del TFS. Superato questo lasso temporale l’INPS non potrà recuperare i soldi erogati in eccesso. La sentenza ultima a cui rimandiamo è la numero 258 del 20 dicembre 2022.

Valentina Trogu

Giornalista pubblicista, Web content writer, scrittrice e mediatrice familiare. Laureata in sociologia-analisi delle politiche sociali. Mi occupo della stesura di articoli toccando varie tematiche tra cui economia, salute, tecnologia, attualità. In questo modo posso coltivare la mia passione per la scrittura e cercare di rendere fruibili le informazioni ad un maggior numero di persone.

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