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Attualità

Fast food, le opzioni plant-based sono davvero più salutari?

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Federico Liberi

I cibi plant-based hanno iniziato a conquistare anche il mondo del fast food. Ma sono davvero così salutari? Ecco la risposta

I prodotti a base vegetale, nonostante siano nati relativamente poco tempo fa, si stanno facendo strada, ottenendo un notevole successo, anche nel contesto del fast food. La corrente culinaria di punta è rappresentata dagli alimenti plant based, un trend che ha l’obiettivo ambizioso di ridurre il consumo di cibi di origine animale e rendere le diete più ecocompatibili. Secondo uno studio condotto da AstraRicerche e Unione Italiana Food, che ha esaminato le abitudini di 1.200 persone, alcune consumano prodotti plant based, altre no, ma oltre il 50% degli italiani li acquista regolarmente. I burger e i piatti pronti a base vegetale sono particolarmente apprezzati, ma nel carrello si trovano anche gelati e dessert, insieme alle diffuse bevande vegetali (metà del campione le consuma con regolarità). Ma per quanto riguarda il fast food, siamo sicuri che i prodotti di questo tipo siano i migliori? Ecco cosa dice uno studio.

Prodotti plant based nei fast food, ecco la verità che tutti devono conoscere

I prodotti a base vegetale comprendono panini, bevande, sorbetti, dolcetti, cibi al cucchiaio con fermenti lattici, salse, condimenti e creme spalmabili realizzati con ingredienti come legumi, verdure e cereali. Essi replicano l’originale, soprattutto nella forma, poiché un panino composto da piselli e melanzane differisce notevolmente da un hamburger di carne, anche se alcune aziende cercano di replicarne il sapore. Adottare una dieta plant based non implica necessariamente essere vegani o vegetariani. La scelta coinvolge anche coloro che, motivati dalla sostenibilità o dal benessere personale, desiderano ridurre il consumo di prodotti animali come carne, pesce e uova, i cui processi produttivi hanno un impatto significativo sull’ambiente. Questa categoria di consumatori, definiti “flexitariani”, predilige alimenti a base vegetale, ma non rinuncia del tutto al consumo sporadico di prodotti animali.

Cibo plant-based | Pixabay @alvarez – Cityzen.it

Quali sono i motivi di questa preferenza? Dall’indagine emerge che chi li compra lo fa perché sono deliziosi (71,3%), facili da digerire (71,1%), contribuiscono a una corretta alimentazione (71%), sono ecologici (70,3%), formulati con ingredienti naturali (70,3%) e di elevata qualità (70%). La scelta di integrare questi prodotti nella dieta è spinta dalla volontà di diversificare l’alimentazione quotidiana (41,8%, percentuale che cresce tra gli over 55) e dalla determinazione a ridurre il consumo di proteine animali (32,2%). Riguardo alla sostenibilità dei plant-based, quasi otto esperti su dieci (77,5%) sono concordi. Tuttavia, permangono perplessità nel 15,6% dei partecipanti, che teme che tali prodotti richiedano un’elevata quantità di acqua e generino notevoli emissioni di anidride carbonica.

Le evidenze indicano che adottare una dieta a prevalenza vegetale tenda a promuovere una salute complessivamente migliore rispetto a un’alimentazione onnivora. Riguardo a colesterolo, infiammazione, benessere intestinale, età biologica e libido, i dati suggeriscono un chiaro vantaggio del plant-based nei confronti della dieta onnivore.

La carne plant-based è distinta da quella sintetica. Tuttavia, il 10% di coloro che conoscono i burger vegetali e la carne sintetica ritiene ancora che possano essere equivalenti. Per un esiguo 6%, i prodotti a base vegetale sarebbero addirittura generati in laboratorio. “Le alternative plant-based e la carne sintetica (o, più precisamente, carne coltivata) sono due prodotti completamente differenti, sia per le caratteristiche che per la composizione“, sottolinea Lucilla Titta, biologa nutrizionista e ricercatrice presso l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano. “I prodotti plant-based hanno origine da materie prime vegetali che sono sempre state parte della nostra dieta, come verdure, cereali e legumi. La novità di questi articoli sta nell’innovativo utilizzo di tali ingredienti per creare qualcosa di inedito, apprezzato dai consumatori” ha continuato la biologa nutrizionista. La carne coltivata, invece, si ottiene dalle cellule staminali dell’animale, coltivate in laboratorio e replicate per produrre la carne. “I prodotti a base vegetale dovrebbero essere considerati come alleati, in quanto possono contribuire a integrare le porzioni di cereali, legumi, frutta e verdura, favorendo così una dieta equilibrata”. In generale, i prodotti plant-based presentano un basso contenuto di grassi, soprattutto grassi saturi, sono ricchi di fibre e contengono molte proteine, specialmente se basati su legumi, soprattutto la soia.

Nel contesto italiano, l’ampia adozione di una dieta flessitariana, maggiormente orientata verso alimenti di origine vegetale come verdura, frutta, cereali integrali e legumi, avrebbe impatti estremamente positivi. Ad esempio, si registrerebbero notevoli riduzioni nelle emissioni di gas serra e un maggiore risparmio idrico rispetto all’attuale regime alimentare del Paese. Le emissioni di gas serra sarebbero equivalenti a 106 Mt CO2eq, anziché 187. Inoltre, si utilizzerebbero terreni coltivati pari a 15.000 campi di calcio, anziché 20.000. Il consumo d’acqua, infine, ammonterebbe a 17 km cubi, anziché 26, con un risparmio idrico equivalente a 3,6 milioni di piscine olimpioniche.

Insomma, la dieta e i prodotti a base vegetale avrebbero non solo parecchi benefici per il nostro organismo, ma anche per il nostro pianeta. Ma nel contesto del fast food, secondo una ricerca riportata dal Times, la situazione cambia. Ecco cosa bisogna sapere.

Considerando i dati numerici, la squadra di ricerca ha analizzato 1.868 pasti provenienti da 50 catene di ristoranti veloci presenti in Australia, Canada, Polonia, Regno Unito e Stati Uniti. Hanno registrato informazioni sulle calorie, la presenza di allergeni e nutrienti, le fibre e il contenuto di sale in ciascun piatto.

Dopo aver redatto la tabella dei dati, i ricercatori hanno confrontato i pasti a base di carne con le alternative a base vegetale, provenienti dalla stessa nazione e catena, con una differenza di peso entro il 10%. In poche parole, gli studiosi hanno stabilito che non emergono evidenti vantaggi per la salute nel preferire porzioni a base vegetale anziché opzioni a base di carne.

Burger plant-based | Pixabay @michal-rojiek – Cityzen.it

Il nostro esame evidenzia che i pasti a base vegetale non presentano una riduzione significativa delle calorie“, ha affermato Mikolaj Kaminski, il principale ricercatore dell’Università di Scienze Mediche di Poznan in Polonia, in una comunicazione rilasciata al Times. “Optare per alternative vegetali nei fast food sostanzialmente comporta una sostituzione delle calorie provenienti dalle proteine con quelle derivanti dai carboidrati“.

In generale, analizzando i nutrienti, la ricerca ha rilevato che i sostituti plant-based, a parità di calorie, presentano mediamente una minore quantità di proteine e sodio, ma un aumento di carboidrati e zuccheri rispetto alle controparti tradizionali.

Il nostro studio, in definitiva, evidenzia l’importanza di effettuare scelte alimentari ben ponderate, specialmente quando si tratta di consumare fast food, soprattutto per coloro che affrontano disturbi metabolici come il diabete“, ha concluso Kaminski. “In altre parole, le nostre conclusioni smontano l’illusione che le alternative plant-based ai piatti più diffusi nei fast food siano automaticamente una scelta più salutare“.

Federico Liberi

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