Dall’eruzione di un vulcano sottomarino è emersa una nuova isola in Giappone. Ecco come si è formata e quale potrebbe essere il suo futuro
Al largo della costa di Iwo Jima, nel sud del Giappone nell’Oceano Pacifico, è nata una nuova isola dal diametro di circa 2 km, la quale si è formata in seguito all’eruzione di un vulcano sottomarino attualmente senza nome. L’eruzione non ha causato danni o altri problemi, ma è osservata come fenomeno geologico piuttosto raro.
Quando il cratere di un vulcano è molto vicino alla superficie, infatti, la lava che solidifica riesce mano a mano ad affiorare formando una vera e propria isola.
Si tratta di un fenomeno molto meno raro di quello che potrebbe sembrare, soprattutto in aree caratterizzate da intensa attività vulcanica come quelle lungo la cosiddetta “cintura di fuoco” del Pacifico.
Nello specifico, la nuova isola si è formata all’interno dell’arcipelago Ogasawara grazie a un’eruzione sottomarina iniziata il 21 ottobre e la sua emersione è iniziata dopo una decina di giorni circa.
L’eruzione in corso vicino a Ioto ha avuto il suo momento di massima intensità finora il 3 novembre. Nello stesso punto c’erano state altre eruzioni anche l’anno scorso, ma non avevano creato un’isola, nemmeno temporaneamente.
La fonte dell’eruzione è probabilmente una bocca secondaria del vulcano da cui è originata Ioto e il cui cono principale è il monte Suribachi, un’altura di circa 170 metri.
Nei mari e negli oceani del mondo ci sono molte isole di origine vulcanica – in Italia, ad esempio, le Eolie – e alcune sono molto grandi, ma la loro formazione risale normalmente a centinaia di migliaia di anni fa o prima.
Negli ultimi duemila anni è capitato che si formassero nuove isole in questo modo, ma molto piccole e spesso effimere, cioè così piccole da venire erose dall’azione del mare e scomparire sotto la superficie in un momento successivo.
Uno dei casi più notevoli è quello da cui prendono il nome le eruzioni che avvengono in mari poco profondi, dette eruzioni surtseiane: Surtsey è un’isola disabitata al largo della costa meridionale dell’Islanda che è emersa dal mare nel 1963 e oggi ha un diametro massimo di circa 1.300 metri.
Un altro caso famoso è quello dell’isola Ferdinandea, che si creò di fronte a Sciacca, nel sud della Sicilia, nel 1831: raggiunse l’altezza di 60 metri sopra il livello del mare, ma nel giro di un anno fu completamente erosa dal mare e ora la sua sommità è 7 metri sotto la superficie.
Un’isola simile a questa si era formata a partire dal 2013 vicino all’isola vulcanica Nishinoshima, che si trova sempre nell’oceano Pacifico, 280 km a nord di Ioto. Entrambe le isole distano più di 1000 km da Tokyo, la capitale giapponese, sono molto isolate nell’oceano e sostanzialmente disabitate.
Queste sono le parole del vulcanologo Setsuya Nakada al Japan Times per descrivere la nascita della nuova isola: “Durante una prima fase, un getto verticale di colore nero di magma solidificato e acqua ha zampillato verso l’alto […] Dal 3 novembre l’eruzione ha iniziato a cambiare e l’emissione di ceneri vulcaniche ha continuato in modo esplosivo.
L’isola è costituita prevalentemente da pomici e, per questo motivo, è molto fragile: una mareggiata o un’eruzione particolarmente violenta potrebbe spazzarla via in qualunque momento”.
Il professor Nakada ricorda inoltre che l’attività vulcanica potrebbe avere un ruolo di primo piano nella conservazione dell’isola. Le aree che non hanno la lava potrebbero essere spazzate via, quindi se più lava viene emessa e copre alcune zone dell’isola, quelle probabilmente resisteranno.
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