Destinare il TFR ad un fondo pensione sembra la scelta più conveniente ma può generare perplessità. Cerchiamo di sciogliere i dubbi.
Le possibilità per i lavoratori sono due, lasciare il TFR in azienda e riscuotere il montante totale quando finirà il rapporto di lavoro o destinare il Trattamento di Fine Rapporto ad un Fondo pensione. La scelta può essere compiuta dalla prima assunzione e per le successive.
Il TFR è una componente della retribuzione che viene erogata in differita. Spetta di dipendenti al momento della cessazione del lavoro, indipendentemente dal motivo (raggiungimento dei requisiti per il pensionamento, licenziamento, dimissioni per cambio lavoro). L’accantonamento della somma avviene mensilmente e la cifra è riportata nella busta paga. Una volta terminato il rapporto di lavoro i dipendenti riceveranno il TFR con tempistiche diverse in base al settore di appartenenza.
Entro un anno se dipendenti privati, fino a cinque o sette anni se dipendenti pubblici. Una distinzione considerata incostituzionale e su cui si continua a discutere. Recentemente è stata lanciata una petizione dalla Cgil insieme a Fp, Flc, Spi e Inca proprio contro il sequestro TFS/TFR degli statali. In attesa di conoscere gli sviluppi, soffermiamoci sull’eventualità di destinare il TFR ad un fondo pensione.
Entro sei mesi dal primo giorno di impiego il lavoratore dovrà compiere la sua scelta, lasciare il TFR in azienda o destinarlo ad un fondo pensione. Se il dipendente non dovesse effettuare alcuna scelta (adesione esplicita) scatterà l’adesione tacita al fondo pensione negoziale previsto dal proprio CCNL. Significa che la quota TFR maturata verrà erogata in modo automatico al fondo pensione di riferimento. In ogni caso, il lavoratore potrà inizialmente lasciare il TFR in azienda per poi decidere successivamente di destinare la fondo negoziale il proprio TFR.
Perché è preferibile la scelta del fondo pensione? Per costruire una pensione integrativa e poter aggiungere un contributo supplementare facoltativo e individuale aumentando l’importo accantonato investito nel Fondo. Inoltre, il trattamento fiscale sarà più vantaggioso. Sul TFR lasciato in azienda, infatti, si applica una tassazione separata con aliquota minima del 23% mentre l’aliquota applicata sulla pensione integrativa è del 15% e scende dello 0,30% per ogni anno di permanenza nella previdenza complementare oltre il 15esimo.
In ogni caso non potrà scendere sotto il 9%. Infine, per il TFR lasciato in azienda la rivalutazione annuale sarà del 75% del tasso di inflazione più l’1,5% di quota fissa mentre per il TFR destinato al Fondo pensione i rendimenti verranno accumulati in base alle scelte di investimento che potrebbero essere molto più convenienti, soprattutto in un lungo arco temporale.
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