Chi si ritrova disoccupato involontariamente ha diritto all’indennità di disoccupazione Naspi. Bastano anche pochi mesi di lavoro.
Alcune categorie di lavoratori che hanno perso l’impiego possono percepire la Naspi, la Nuova Prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego.
Si tratta di un’indennità mensile versata dall’INPS, per la quale sono richiesti specifici requisiti. Innanzitutto, spetta ai dipendenti (ad eccezione dei dipendenti a tempo indeterminato delle Pubbliche Amministrazioni e degli operai agricoli), agli apprendisti, ai soci lavoratori di cooperativa con rapporto di lavoro subordinato, al personale artistico con rapporto di lavoro subordinato e ai dipendenti a tempo determinato delle Pubbliche Amministrazioni.
Il beneficiario della Naspi, inoltre, deve ritrovarsi disoccupato in maniera involontaria e, quindi, il rapporto di lavoro non deve essere terminato in seguito a dimissioni (tranne che nell’ipotesi di dimissioni per giusta causa) o a risoluzione consensuale.
Ma quanti mesi bisogna aver lavorato per ottenere l’indennità di disoccupazione? Scopriamolo.
Indennità di disoccupazione Naspi dopo pochi mesi di lavoro: è davvero possibile?
La fruizione della Naspi è subordinata al possesso anche di un requisito contributivo.
Sono, infatti, necessarie almeno 13 settimane di contributi (cioè, 3 mesi) nei quattro anni precedenti la disoccupazione. Di conseguenza, l’indennità spetta anche a chi ha lavorato solo per pochi mesi.
Bisogna, però, sottolineare che il periodo di corresponsione è legato agli anni di servizio. Nel dettaglio, la Naspi viene pagata mensilmente per un numero di settimane corrispondenti alla metà delle settimane di contribuzione maturate negli ultimi quattro anni.
Questo significa che se si possiede il requisito minimo dei 3 mesi di contributi, si può percepire l’indennità di disoccupazione ma soltanto per 45 giorni.
Per quanto riguarda la cifra che si può ottenere, invece, la regola è che l’importo mensile ammonta a una specifica percentuale dello stipendio medio mensile percepito negli ultimi quattro anni. Nel dettaglio:
- se lo stipendio è inferiore all’importo di riferimento fissato dalla legge e rivalutato annualmente a seconda della variazione dell’indice ISTAT (che, per il 2024, corrisponde a 1.425,21 euro), l’indennità mensile è uguale al 75% della retribuzione media mensile imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni;
- se lo stipendio medio è superiore a tale soglia (di 1.425,21 euro, l’importo della prestazione è pari al 75% dell’ammontare fissato dalla legge (cioè, 1.425,21 euro) e viene sommato al 25% della differenza tra la retribuzione media mensile e l’importo stabilito dalla legge.
In ogni caso, la Naspi non può essere superiore alla soglia massima legale, che viene rivalutata ogni anno sulla base della variazione dell’indice ISTAT. Per quest’anno, la cifra massima erogabile dall’INPS è di 1.550,42 euro.