Hai perso il lavoro? Occhio perché se fai un banale errore perdi anche l’assegno NASPI
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Stefania Guerra
7 mesi ago
Si chiama Repêchage e riguarda la situazione in cui a un lavoratore, prima di essere licenziato, viene proposto di accettare un altro incarico.
Può capitare, ad esempio, che in un’azienda non ci sia più bisogno di una determinata figura professionale ma che il datore di lavoro decida di dare un’altra chance al dipendente che sta per licenziare. Magari trasferendolo in un altro reparto, con altri orari, altre mansioni, e anche on un altro tipo di stipendio, magari inferiore.
La domanda sorge spontanea: se il lavoratore si rifiuta di accettare quell’incarico e poi perde i lavoro, è come se si fosse licenziato da sé e dunque perde la disoccupazione? La risposta arriva dalle normative vigenti.
Hai rifiutato un incarico diverso e hai perso il lavoro? Ecco come non perdere anche la Naspi
I datori di lavoro hanno alcuni obblighi nei confronti di chi stanno per licenziare per motivi economici, ovvero di tentare di collocare il dipendente in altre aree dell’azienda, anche se ciò comporta ad esempio un orario o retribuzione inferiori.
Se il dipendente non accetta, perché magari non è attratto dalla posizione offerta, e poi viene licenziato, perde la disoccupazione? La domanda è lecita perché come sappiamo la Naspi spetta solamente se il soggetto ha perso il lavoro involontariamente.
Di fronte al cosiddetto Repêchage, però, la normativa vigente spiega molto bene quali sono i diritti e i doveri di tutte le parti in causa.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, infatti, il lavoratore che rifiuta la proposta non perde la disoccupazione. Per Legge infatti il lavoratore può rifiutare la proposta di ricollocamento, perché magari le nuove mansioni/stipendio non gli si confanno.
Non dimentichiamoci che, ad esempio, il datore di lavoro potrebbe proporre una collocazione in una sede dell’azienda lontana da quella primaria, o proporre un lavoro la cui paga risulta molto inferiore alle capacità del lavoratore che sta per essere licenziato.
Chi rifiuta la proposta, dunque, non viene considerato come un lavoratore che si è dimesso volontariamente, e dunque ha diritto a chiedere sia il ricollocamento in azienda (asd esempio perché dimostra che il licenziamento è stato illegittimo, sia la disoccupazione.
Infine, in sede di eventuale dibattimento, il lavoratore non è nemmeno obbligato a spiegare le motivazioni del suo rifiuto. Che si tratti di cause di forza maggiore, dunque, o di semplice scelta, il soggetto che è stato poi licenziato non deve dimostrare i motivi del diniego alla proposta di ricollocamento offerta dal datore di lavoro.
Stefania Guerra
Appassionata di lettura e di scrittura creativa, autrice di un racconto e di un romanzo, opero nel copywriting e nel digital marketing dal 2018; collaboro con diversi siti di informazione e per una testata giornalistica.