Mangiare la pasta “al dente” fa bene alla salute, parola dei medici. Quali sono i vantaggi di questo tipo di cottura? Scopriamolo.
La pasta fa parte della nostra tradizione culinaria. Spesso ci si interroga sulla modalità di cottura e si inorridisce dinanzi ad alcune abitudini diffuse da chi la cucina all’Estero. La differenza tra pasta al dente e molto cotta non è solo una questione di gusti, ma ha delle conseguenze sulla salute.
La pasta “al dente” denota una pasta che è cotta ma non è del tutto morbida e, pur avendo una buona consistenza, è ancora resistente al morso. Una delle ragioni principali per cui bisognerebbe mangiare la pasta al dente è l’impatto sull’indice glicemico, che misura la capacità con cui un alimento determina un innalzamento dei livelli di glucosio nel sangue, cioè la glicemia. La pasta cotta al dente ha un indice glicemico inferiore rispetto a quella troppo cotta.
Un minor indice glicemico più basso comporta una migliore risposta insulinica. Si tratta di un vantaggio non trascurabile per i soggetti affetti da diabete di tipo 2 o insulino-resistenza, perché consente di prevenire le malattie metaboliche. Ma non si tratta dell’unico vantaggio della cottura al dente, scopriamo gli altri.
Mangi la pasta molto cotta? Ecco perché dovresti smettere e preferire una cottura al dente
Preferire la pasta al dente anziché scotta comporta dei benefici anche sulla digestione. Consente, infatti, di prolungare il senso di sazietà, perché necessita di una masticazione più lenta e accurata e perché l’amido funge da fibra alimentare.
Quest’ultima è un composto di sostanze benefiche per il microbiota intestinale e favorisce la riduzione delle infiammazioni e la creazione di un sistema immunitario più forte. In base a una serie di ricerche, inoltre, la cottura della pasta al dente consente la conservazione di una serie di micronutrienti in essa contenuti, soprattutto se si consuma la pasta integrale.
Per esempio, le vitamine del gruppo B, come la tiamina, che sono solubili in acqua, potrebbero andare perdute in caso di una cottura eccessivamente lunga; con la cottura “al dente”, invece, la pasta preserverebbe questi importanti nutrienti. Questa tipologia di cottura, poi, è caratterizzata da un minor tempo di esposizione al calore e all’acqua. Si tratta di un aspetto da non sottovalutare se si vogliono preservare le sostanze nutritive.
Non si può, infine, non citare l’ambito organolettico, perché la pasta ha una consistenza decisamente più piacevole e consente di percepire i sapori dei condimenti in maniera più accentuata. Si tratta di un aspetto da non sottovalutare.