Il datore di lavoro non ti ha versato i contributi? Esiste un metodo infallibile per recuperarli

Cosa succede se il datore di lavoro omette di versare i contributi? Per la Corte di Cassazione il lavoratore può sempre tutelarsi e agire nei suoi confronti.

La Corte di Cassazione ha stabilito che tutti i lavoratori dipendenti possono agire in giudizio nei confronti del datore di lavoro che non ha versato i contributi previdenziali, per ottenere la restituzione degli stessi.

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Si possono riottenere i contributi omessi dal datore (cityzen.it)

Con l’ordinanza n. 11730/2024, i giudici hanno affermato il diritto all’integrità della posizione contributiva, indipendentemente dalla prova della lesione subita e senza la necessità di integrare il contraddittorio chiamando in causa l’INPS.

La decisione della Corte di Cassazione riguarda il caso di un socio e dipendente di una cooperativa, che ha deciso di chiedere il riconoscimento delle differenze retributive maturate per lo svolgimento di attività lavorativa “straordinaria”, oltre le ore stabilite da contratto. Il lavoratore, dunque, pretendeva anche la rettifica della propria posizione contributiva previdenziale.

Dopo il rigetto della domanda da parte della Corte d’Appello, per insussistenza di alcun pregiudizio
concreto ed attuale alla condizione previdenziale, l’interessato ha deciso di presentare ricorso in Cassazione. Ecco cosa hanno deciso i giudici di legittimità.

Periodi privi di contribuzione: come rivalersi sul datore inadempiente?

La Suprema Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del lavoratore, richiamando un consolidato orientamento per il quale il dipendente ha il diritto di agire nei confronti del datore, per ottenere l’accertamento e la regolarizzazione della propria situazione contributiva, nell’ipotesi di omesso versamento da parte del datore di lavoro stesso.

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Il lavoratore può agire in giudizio contro il datore inadempiente (cityzen.it)

Questo diritto deve essere riconosciuto a prescindere da un concreto danno alla situazione previdenziale. Si tratta di un principio di fondamentale importanza, perché permette ai lavoratori, prima del raggiungimento dei requisiti per la pensione, di attivarsi per salvaguardare la propria posizione e di rimediare a eventuali buchi contributivi, causati da irregolarità attribuibili al datore di lavoro.

Ma in che modo il lavoratore può tutelare la posizione previdenziale? Al riguardo, la Corte di Cassazione ha individuato due strumenti alternativi:

  1. l’azione di condanna al risarcimento del danno, prevista dall’art. 2116 del codice civile. Se, dunque, il datore di lavoro ha omesso il regolare versamento dei contributi e gli Istituti di previdenza (come l’INPS) non possono erogare le dovute prestazioni, sarà lo stesso datore a risponderne;
  2. l’azione di mero accertamento dell’omissione contributiva, che potrebbe generare un comportamento verosimilmente dannoso.

In conclusione, la Suprema Corte di Cassazione ha sancito un diritto fondamentale per i lavoratori, per assicurare il riconoscimento delle prestazioni previdenziali, per le quali è necessario un particolare requisito contributivo, anche in caso di omissione da parte del datore.