Consumare il pesce e le specie ittiche meno note può essere una buona strada per mangiare bene e spendere meno: ecco alcuni dettagli da sapere al riguardo
Sono in tanti a consumare pesce, il cui consumo in relazione alle specie ittiche meno note può essere un’opzione da considerare per mangiar buono, spendere di meno e, riguardo la vita marina, contribuire al suo ripristino.
Quando si parla infatti del pesce e di quali consumare, sono tanti e diversi gli aspetti che possono destare interesse e curiosità, tra cui anche un aspetto che si lega alle specie nostrane, azzurre, che hanno un costo minore e sono dal gran pregio dal punto di vista alimentare.
Basti pensare ad esempio alla menola, all’alcaica, alla razza stellata. E ancora, muggine, murena, boga, alaccia, senza dimenticare aguglia, potassolo e sugarello. C’è chi potrebbe non averli sentiti prima, e qualora così fosse non resta che scoprirne di più e, magari, cercarli al mercato.
Premettendo che i prezzi dipendono dalle località, come Sud e Nord del Paese, Tirreno ed Adriatico, con pesche e prezzi che possono variare, e tenendo anche presente che ad incidere è anche la taglia del pesce, visto che in una medesima specie l’esemplare più piccolo avrà un costo minore, si potrebbero trovare anche all’incirca sui cinque euro al chilo o giù di lì.
Non è detto che il pesce grande sia anche quello maggiormente pregiato, questo può essere considerato come uno di quei miti da sfatare per quel che concerne il mondo ittico. Altresì, i pesci ‘poveri’ potrebbero essere, tendenzialmente, al riparo da additivi, un aspetto che potrebbe invece, in generale, interessare di più il pescato.
Attenzione alta dunque sul tema legato al consumo del pesce, anche sotto l’aspetto del portafoglio e quindi della spesa. I pesci ‘poveri’ possono contribuire alla riduzione della pressione a proposito di quelle specie maggiormente sfruttate e note. Dunque, ciò può rappresentare una strada per render migliore la salute, nel complesso, della fauna mediterranea.
A proposito del consumo di pesce, inoltre, tra i Paesi dal maggior consumo al mondo, se non quello maggiore in assoluto, c’è anche l’Italia. Gli italiani consumerebbero all’incirca il pesce una volta a settimana e ne mangerebbero all’incirca sui ventotto chili pro capite l’anno. Il primato mondiale emerse da una ricerca di qualche tempo fa condotta dal Marine Stewardship Council, ovverosia l’organizzazione no – profit che ha dato vita al marchio “Blu” per la certificazione della pesca sostenibile.
Un marchio ben noto anche in Italia e agli italiani i quali, in base ad un sondaggio commissionato qualche tempo da Greenpeace, risultavano ampiamente disposti a pagare di più se il pesce è sostenibile (il 77 per cento degli intervistati).
Un discorso che si lega di sicuro al tonno, al merluzzo, alle acciughe e al pesce spade, le quali sono a rischio a seguito di una pesca eccessiva. Tuttavia, per le altre specie oggetto del discorso, è possibile essere eco – consumatori al contempo senza spendere di più.
Questi dunque alcuni dettagli generali sul tema, che è bene approfondire per saperne di più e per chiarire i propri dubbi, anche presso esperti del campo e soggetti competenti in materia.
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