Sapevi che l’Inps può sospendere le pensione e chiedere di restituirgli i soldi? Ecco in quali casi può succedere
L’Inps può revocare la pensione? La risposta, ahinoi, è affermativa. E può anche chiederti di restituirgli i soldi oltre che bloccare l’assegno pensionistico. Ecco quando può accedere.
Che in alcuni casi la pensione non sia affatto irrevocabile è l’amara scoperta fatta da alcuni cittadini che hanno scoperto a loro spese – letteralmente – cosa prevedono le regole sul pensionamento anticipato previste da Quota 100, 102 o 103. I pensionati si sono difesi dicendo di non essere a conoscenza di queste regole, ma è bene sapere quando si rischia la sospensione della pensione e la restituzione degli importi.
Perdere la pensione e dover restituire gli assegni di un intero anno. È capitato a un altoatesino andato in pensione cinque anni fa con Quota 100 dopo aver lavorato per 30 anni in una ditta di commercio di termoidraulica.
Nel 2021 il pensionato ha fatto la comparsa nel film «Io trafficante di Virus» – ispirato a un libro della virologa Ilaria Capua – e ha percepito uno stipendio pari a 77 netti all’ora. Tanto è bastato perché l’Inps gli sospendesse la pensione per i 5 mesi residui del 2021 e rivolesse indietro anche le altre mensilità del 2021. Per un totale di 19 mila euro.
Stesso discorso per un veneto andato in pensione con Quota 100 a 62 anni con 42 anni di contributi. A giugno 2023 ha lavorato con un contratto a chiamata nell’agenzia di un amico e si è prestato fino a ottobre per servizi occasionali. Un lavoro da cui ha guadagnato mediamente 320 euro mensili. A novembre anche lui si è visto sospendere le ultime due mensilità del 2023 oltre alla richiesta di restituire i 12 mila euro già percepiti quell’anno.
Il fatto è che chi va prima in pensione con misure di pre-pensionamento come Quota 100, 102 e 103 per legge ha l’obbligo di non cumulare la pensione con alcun reddito da lavoro, fatta eccezione per i redditi derivanti da lavoro autonomo occasionale nel limite di 5 mila euro lordi annui. Per cui c’è poco da fare: se il pensionato ha percepito anche uno stipendio minimo con un contratto da lavoro dipendente scatta la sospensione della pensione per tutto l’anno in cui ha incassato il reddito extra.
Si tratta di una regola attiva fino al compimento dei 67 anni, quando cioè maturano i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia. Una volta compiuti 67 anni la legge non vieta più il cumulo dei redditi da lavoro e da pensione. Una volta liquidato l’assegno, a questo punto, si può anche essere assunti e ricominciare a lavorare. Una possibilità negata però negli anni del pre-pensionamento. Anche la Corte Costituzionale (sentenza n. 234/2022) ha riconosciuto la legittimità di questa norma che impedisce a chi è andato prima in pensione con Quota 100, 102 e 103 di svolgere qualunque rapporto di lavoro subordinato, anche a intermittenza.
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