Anche nel 2023 si sono registrate oltre 1.000 morti sul posto di lavoro in Italia. Le denunce di infortunio sono diminuite, mentre in continuo aumento sono le patologie di origine professionale. I dati restano preoccupanti: servono più prevenzione e sicurezza
Fa sempre male parlare di morti sul lavoro, ma purtroppo anche nel 2024 questo tema resta di forte attualità.
Incidenti fatali accadono più spesso di quanto si potrebbe pensare, anche in un Paese tra i più sviluppati al Mondo, come l’Italia.
A confermarlo sono gli ultimi open data diffusi dall’Inail, secondo cui a crescere in maniera preoccupante sono anche le patologie di origine professionale.
L’Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro ha divulgato i numeri relativi agli infortuni e alle morti sul posto di lavoro registrati in Italia nel 2023, confermando quello che resta un quadro allarmante.
Se nel compresso si è constatato un netto calo delle denunce di infortunio sul lavoro, a restare più di mille sono gli indicenti mortali (anche loro comunque in calo, ndr), mentre a crescere sono le cosiddette malattie professionali.
Un quadro generale che basta a far capire come molto ci sia ancora da fare sul tema della sicurezza sul lavoro in Italia, per cercare di costruire un futuro sempre più protetto per i lavoratori.
L’unico dato emesso dall’Inail che può essere letto con una minima positività è quello relativo al numero di denunce di infortunio sul lavoro presentate tra gennaio e dicembre del 2023.
Parliamo di un totale di 585.356 denunce, dato che ha permesso di segnare un rassicurante -16,1% rispetto al 2022, quando erano state 697.773.
Purtroppo, 1.041 delle denunce di infortunio hanno avuto poi un esito mortale, il che significa comunque un -4,5% alla voce corrispondente registrata un anno prima.
Ciò significa che le morti sul lavoro sono in calo, ma che restano ancora sopra quota mille, un dato che non può che essere letto con tristezza e preoccupazione in un Paese all’avanguardia come l’Italia.
Restando sugli infortuni, il dato registrato nel 2023 è migliore di quello osservato nel 2022, ma peggiorativo rispetto a quello del 2021.
All’epoca le denunce per infortunio sul lavoro in Italia erano state infatti 555.236 (nel 2023 si è segnato quindi un +5,4%), ma ancora meno erano state nel 2020, quando le denunce si fermarono a 554.340 (il confronto con il 2023 fa registrare quindi un +5,6% nel giro di due anni).
Continuando a snocciolare i freddi numeri, a livello nazionale il numero degli infortuni sul lavoro denunciati ha segnato un buon -19,8% nel settore dell’Industria e dei servizi (si è passati dai 578.340 casi del 2022 ai 463.950 del 2023), mentre un +0,4% si è registrato in quello dell’agricoltura (dove si è saliti da 25.999 infortuni a 26.096 in un anno) e pure un +2,0% nel Conto Stato (da 93.434 infortuni del 2022 si è passati a 95.310 nel 2023).
Da un punto di vista territoriale, dividendo lo Stivale in aree geografiche, la maggiore diminuzione delle denunce di infortunio in Italia si è registrata al Sud (-20,6%).
Segue il Nord-Ovest (-19,6%), tallonato dalle Isole (-18,6%).
Più staccati restano il Centro (-15,9%) e il Nord-Est (-9,9%).
Parlando di regioni, quelle che hanno fatto segnare una diminuzione più marcata nelle percentuali sono state la Campania, la Liguria, il Molise e il Lazio.
Ciò significa che in queste regioni il numero totale degli infortuni è calato nel 2023 rispetto al 2022.
Se gli infortuni dichiarati sono in calo, ad aver segnato un aumento nei numeri sono state invece le patologie professionali.
Si tratta di tutte quelle malattie che hanno origine proprio sul posto di lavoro e il cui numero è salito a un preoccupante 72.754 nel 2023, pari a un +19,7% rispetto al 2022.
Una crescita esponenziale che dimostra come oggi sul posto di lavoro si hanno più possibilità di ammalarsi rispetto a pochi mesi fa, motivo per cui bisogna continuare a migliorare gli standard di sicurezza e l’attenzione verso il personale.
Purtroppo, i lavori che prevedono il contatto con agenti pericolosi per la propria salute o mansioni eccessivamente usuranti sono ancora molti e a risentire degli effetti indesiderati sono troppe persone.
Detto di infortuni e malattie, concentriamo ora l’attenzione sul dato che riguarda le morti sul lavoro.
Come anticipato in precedenza, nel 2023 gli infortuni mortali avvenuti su qualche posto di lavoro in Italia sono stati 1.041.
Ciò significa un -4,5% rispetto al 2022, quando i decessi totali registrati furono 1.090.
Da un punto di vista numerico, il 2023 ha registrato quindi 180 morti in meno se raffrontato al 2021, 229 in meno rispetto al 2020 e 48 in meno in confronto al 2019.
A livello nazionale, il calo maggiore ha riguardato in particolare l’Industria e i servizi (dove si è passati da 936 a 884 decessi rispetto al 2022), mentre il settore dell’agricoltura ha segnato un lieve aumento (da 118 morti a 119), così come anche il Conto Stato (da 36 a 38 decessi).
Nelle regioni, i casi totali sono diminuiti nel Nord-Ovest (da 301 a 270 morti), nel Nord-Est (da 245 a 233 decessi) e al Centro (da 225 morti a 193), mentre degli incrementi sono stati registrali al Sud (da 235 a 255 decessi) e nelle Isole (da 84 a 90 morti).
I dati Inail parlano soprattutto di un aumento di infortuni mortali sul lavoro in Abruzzo (+15), in Friuli-Venezia Giulia (+12) e in Sicilia (+5), mentre un netto calo si è registrato in Toscana (-21), in Piemonte (-18) e in Veneto (-12).
Tra il 2022 e il 2023, il numero totale delle donne morte sul posto di lavoro è calato da 120 a 86, mentre quello degli uomini è sceso da 970 a 955.
Anche quando si parla di percentuali positive, contare le morti sul lavoro è comunque sintomo della presenza di un problema.
In un Mondo ideale questi numeri dovrebbero infatti segnare sempre zero, dal momento che è assurdo perdere la propria vita per un lavoro.
Purtroppo, però un Mondo ideale non esiste.
L’unica speranza è quindi quella che si possa continuare ad aumentare la sicurezza e creare ambienti lavorativi sempre più protetti, così che tutti questi dati possano avvicinarsi sempre più allo zero.
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