Sono in arrivo i tariffari relativi alle attività coinvolte dal concordato preventivo biennale. I clienti dovranno pagare sempre la consulenza ai professionisti.
In seguito alla pubblicazione del Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze dello scorso 14 giugno, le Associazioni dei commercialisti stanno pensando a un sistema per integrare i tariffari per le attività interessate dal concordato preventivo.
Anche l’INT (l’Istituto Nazionale die Tributaristi) ha dichiarato di essere al lavoro per predisporre uno strumento per i propri associati a tutela dei tariffari. L’obiettivo, infatti, è di far comprendere come gli studi offerti dovranno essere pagati e non potranno essere erogati in maniera gratuita.
In questo modo, i professionisti sapranno in anticipo l’ammontare del compenso da chiedere ai propri clienti che decideranno di usufruire del concordato preventivo, anche nell’ipotesi in cui, poi, la procedura non dovesse concludersi. Ma vediamo, nel dettaglio, cosa propongono le Associazioni dei commercialisti.
Secondo le indiscrezioni, è in arrivo una circolare dell’Associazione Dottori Commercialisti, con la quale verrà specificato che tutte le attività rientranti nel concordato preventivo dovranno essere pagate. A tal fine, verranno aggiornati gli onorari e inserite le nuove voci della procedura.
Anche la fase di analisi e di preparazione, inoltre, dovrà essere ricompensata adeguatamente, perché presuppone un certo impegno da parte dei professionisti e una consulenza straordinaria. Questo aspetto è stato ribadito anche dall’Associazione Nazionale Commercialisti, che ha precisato come aumenteranno inevitabilmente i costi degli studi, per consentire l’adeguamento al concordato preventivo.
Ovviamente, dopo la pubblicazione dei tariffari, non sorgerà alcun obbligo per i professionisti di adottarli, perché potranno decidere se prenderli in considerazione o meno. Le tariffe proposte andranno da un minimo a un massimo, a seconda degli incarichi affidati (compresa, come abbiamo anticipato, la sola valutazione di convenienza, anche senza adesione al concordato), ma potranno essere adeguate a seconda delle esigenze concrete.
Verranno, inoltre, introdotti dei facsimili di dichiarazioni da far firmare ai contribuenti, per valutare i risultati del concordato e la volontà di aderire o meno alla nuova procedura.
Ricordiamo, infine, che il concordato preventivo è rivolto ai titolari di partita IVA in regime forfettario. Si tratta di un accordo con il Fisco tramite il quale, per due anni, gli interessati possono pagare le imposte non in base ai reali guadagni ma a seconda di quanto preventivato dall’Agenzia delle Entrate. Quest’ultima, sulla base delle informazioni che ha a disposizione, presenta ai richiedenti una proposta per decidere anticipatamente le imposte sui redditi e sull’IRAP. I contribuenti, poi, dovranno scegliere se accettare o rifiutare la proposta.
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