Oscar 2024: quali film d’animazione puntano alla nomination? Scopriamo insieme i titoli che concorrono per l’ambito premio
Il prossimo martedì 23 gennaio è il giorno in cui verranno annunciate le nomination agli Oscar: in vista della cerimonia per i 96esimi Academy Awards programmata per la sera del 10 marzo presso il Dolby Theatre di Los Angeles, le candidature sono da sempre un momento per raccogliersi e fare il punto della situazione sulle pellicole uscite in sala (o su piattaforma) nel corso dell’anno passato.
Quali film hanno lasciato un segno? Quali invece hanno deluso rispetto a quelle che erano le aspettative? Riflessioni, in generale, su quella che è stata l’offerta cinematografica presentata durante la stagione, aprendo le porte al dibattito sulle opere con maggior possibilità di rientrare nel novero dei candidati per contendersi l’agognata statuetta.
In un anno particolarmente ricco come il 2023, in mezzo a discussioni e articoli su quante nomination Oppenhaimer, Povere creature e Barbie potrebbero accumulare, degno di essere affrontato è il discorso sull’animazione.
È risaputo, ormai, quanto tra le varie categorie quella per l’Oscar al miglior film animato sia tra le più bistrattate, vista con sufficienza se non addirittura ignorata da una buona parte dai membri votanti.
Non è raro, infatti, che le pellicole candidate non vengano neanche visionate tutte e che il voto venga orientato più sulla fama della Casa di produzione che sull’effettivo gradimento.
Eppure il 2023 si è rivelato un anno dai risvolti peculiari per il medium: la computer animation, che negli ultimi decenni aveva segnato un’assoluta dominanza durante la stagione dei premi, mai come adesso si vede lasciare il passo a un tipo d’animazione differente, più sperimentale.
Tutto ciò in virtù specialmente delle ingenti difficoltà incontrate dalla Disney in questo periodo rispetto, invece, alle pellicole provenienti, per esempio, dal Giappone, le quali (con le dovute proporzioni) hanno registrato un riscontro inaspettato.
Sebbene abbia continuato ad essere insignita di premi e riconoscimenti, appare evidente quanto, negli ultimi anni, l’animazione computerizzata di stampo Disney/Pixar, orientata verso un’insistente ricerca di realismo nei gesti, nelle movenze e nelle espressioni, stia registrando una graduale disaffezione da parte tanto della critica quanto del pubblico.
Il tutto in favore, invece, di un ritorno a design più rotondi e gommosi, adatti maggiormente a un tipo di umorismo esagerato, sorretto da una costruzione frenetica dell’azione, che sta facendo la fortuna di Studi come la Illumination, nuovamente tra i maggiori incassi dell’anno con Super Mario Bros – Il film, unico altro film, insieme a Barbie, ad aver superato il tetto del miliardo di dollari nel 2023.
Tuttavia la vera svolta che, negli ultimi anni, sta interessando l’industria hollywoodiana è senza dubbio la commistione tra diversi stili che, a partire da Spider-Man: Un nuovo universo, ha di fatto aperto una frattura all’interno della produzione mainstream americana, intrecciando l’animazione 2D con quella 3D e segnando un nuovo modello nella realizzazione dei film animati.
Tale scoperta ha portato alla crescente uscita nei cinema di pellicole che seguono questo nuovo treand, con la realizzazione, per esempio, di Tartarughe Ninja: Caos mutante, film che rilancia in modo fresco e vitale il franchise delle celebri Teenage Mutant Ninja Turtles, tanto da ottenere la nomination sia ai Critics’ Choice Awards che agli Annie Awards.
Allo stesso modo, sotto la guida di Phil Lord e Chris Miller, dopo il successo del primo capitolo, in grado d’influenzare un’intera industria, per Spider-Man: Across the Spider-Verse i due produttori hanno nutrito ambizioni addirittura superiori, alzando ancora più l’asticella e realizzando un film caratterizzato da un virtuosismo visivo estremo, portandolo, in seguito anche alla vittoria ai Critics’ Choice Awards, tra i favoriti per questa edizione degli Oscar.
Rimane da capire, tuttavia, quanto le controversie emerse durante la lavorazione possano in qualche modo influire sul voto dei membri della Academy, impedendo al film di replicare la vittoria del primo.
La principale sorpresa di questo 2023 rimane senza dubbio Nimona. Con il maggior numero di nomination ottenute per i prossimi Annie Awards, il film, distribuito da Netflix e prodotto da Annapurna, recuperato dalle ceneri dei furono Blue Sky Studios, fin dalla sua uscita ha destato l’interesse degli spettatori, attratti non solo da un design accattivante, in particolare quello della metamorfica protagonista, ma soprattutto per la scrittura in grado di intercettare con intelligenza tematiche care alle nuove generazioni, che non a caso hanno premiato la pellicola.
Che il 2023 abbia costituito un anno d’oro per i film provenienti dal Paese del Sol levante è fuori da ogni dubbio. L’uscita nei cinema statunitensi, così come nel resto del mondo, di Godzilla Minus One si è rivelato un vero e proprio evento.
Allo stesso modo, il ritratto poetico di una vita semplice che Win Wenders restituisce in Perfect Days è stato così sentito da convincere gli stessi giapponesi a proporre il film come loro rappresentante per l’Oscar al Miglior film internazionale.
Ma è soprattutto nell’animazione che è possibile individuare l’impatto che le pellicole giapponesi hanno avuto quest’anno sul pubblico mondiale, a partire da The First Slam Dunk, opera tratta dal celebre manga spokon di Takehiko Inoue.
Fortemente voluto dallo stesso autore, qui in veste anche di regista, il film (seppure nutra possibilità minime, se non nulle, di rientrare nella rosa dei candidati) merita ugualmente una menzione, in quanto dimostra come il Giappone, da sempre così legato all’animazione tradizionale, negli ultimi tempi si stia aprendo sempre più alla computer grafica. In questo caso il suo utilizzo risulta funzionale a portare su schermo il dinamismo presente nelle tavole del manga.
Prosegue, invece, la grande affezione che ormai da tempo il pubblico occidentale dimostra nei confronti di Makoto Shinkai, autore che a partire dal grande successo di Your Name. ha trovato una propria dimensione nel racconto di amori giovanili all’interno di contesti fantasy, il tutto in un binomio fra Giappone urbano, moderno e tecnologico, e quello di provincia, legato ancora alla tradizione e al folclore. Non fa eccezione Suzume, il suo ultimo film, i cui risultati sono già evidenziati dalle candidature ricevute tanto ai Golden Globe quanto ai prossimi Annie Awards.
L’opera però che più di tutte ha saputo fare breccia nella coscienza del pubblico è Il ragazzo e l’airone, film che segna il ritorno di Hayao Miyazaki a dieci anni dall’annuncio al Festival di Venezia del suo ritiro dal mondo dell’animazione.
Che questa pellicola non si ponesse come un qualsiasi altro prodotto audiovisivo lo si era percepito prima ancora della sua uscita, quando a giugno il produttore Toshio Suzuki dichiarò che non sarebbe stata prevista alcuna forma di promozione, a partire dall’assenza di poster, di trailer o anche solo di una sinossi.
Sebbene Miyazaki abbia già espresso la volontà di non fermarsi, proseguendo con la realizzazione di un altro film, Il ragazzo e l’airone sembra porsi a tutti gli effetti come un film testamento nel quale il regista ha riversato tutto il suo cinema.
Un viaggio psicoanalitico attraverso il quale, resosi conto di essere arrivato, ormai, all’ultima fase della sua vita, egli riflette e invita a riflettere su tutto quello che è stato il suo lavoro e su quali prospettive potrebbe avere in futuro lo Studio Ghibli.
Tale sincerità, unita a una realizzazione tecnica ineccepibile, sta portando il film a ottenere crescente consenso, facendolo diventare uno dei favoriti nella corsa all’Oscar.
Tale scoperta ha portato alla crescente uscita nei cinema di pellicole che seguono questo nuovo treand, con la realizzazione, per esempio, di Tartarughe Ninja: Caos mutante, film che rilancia in modo fresco e vitale il franchise delle celebri Teenage Mutant Ninja Turtles, tanto da ottenere la nomination sia ai Critics’ Choice Awards che agli Annie Awards.
Allo stesso modo, sotto la guida di Phil Lord e Chris Miller, dopo il successo del primo capitolo, in grado d’influenzare un’intera industria, per Spider-Man: Across the Spider-Verse i due produttori hanno nutrito ambizioni addirittura superiori, alzando ancora più l’asticella e realizzando un film caratterizzato da un virtuosismo visivo estremo, portandolo, in seguito anche alla vittoria ai Critics’ Choice Awards, tra i favoriti per questa edizione degli Oscar. Rimane da capire, tuttavia, quanto le controversie emerse durante la lavorazione possano in qualche modo influire sul voto dei membri della Academy, impedendo al film di replicare la vittoria del primo.
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