Alcune categorie di pensionati potrebbero ricevere assegni molto bassi già dai prossimi mesi. Per quale motivo? Ecco la verità.
In questi giorni, il Governo ha ricominciato a parlare di pensioni e, in particolare, di coloro che hanno iniziato a versare i contributi a partire dal 1° gennaio 1996 e soggiacciono al sistema di calcolo dell’assegno interamente contributivo.
Questi lavoratori, infatti, rischiano di percepire pensioni eccessivamente misere, inferiori addirittura alla pensione minima (pari a 598,61 euro).
La peculiarità del sistema di calcolo contributivo puro sta nel fatto che l’importo della prestazione viene determinato sulla base dell’anzianità contributiva raggiunta dal lavoratore, alla quale viene applicato un “coefficiente di trasformazione“. Quest’ultimo è tanto più vantaggioso quanti più anni di contributi si possiedono.
In altre parole, la pensione aumenta se si smette di lavorare tardi. Con tale sistema, dunque, potrebbero esserci assegni molto bassi, soprattutto se si smettere di lavorare in anticipo.
Il problema è che l’attuale normativa non pone limiti in tal senso perché nega ai contributivi puri la cd. integrazione al trattamento minimo. Per questo motivo, potrebbero esserci soggetti che percepiscono meno di 600 euro al mese.
Quali potrebbero essere le soluzioni a tale importante problematica? Alcuni partiti hanno proposto la “pensione di garanzia”, scopriamo in cosa consiste.
Molti lavoratori hanno diritto, al termine della propria carriera, ad assegni pensionistici davvero minimi, inferiori a 600 euro al mese.
Si tratta, purtroppo, di casi frequenti, soprattutto se si percepiscono stipendi bassi o se si è costretti a interrompere in anticipo la propria vita lavorativa.
Per assicurare un assegno dignitoso a tutti, in molti hanno proposto di estendere l’integrazione al trattamento minimo anche ai cd. contributivi puri, ossia coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995. Per chi ricade nel sistema di calcolo retributivo, infatti, è già previsto un minimo vitale riconosciuto dallo Stato.
La pensione di garanzia è sempre stata la priorità di quasi tutti i Governi, compreso quello attuale, ma nessuno è finora riuscito ad assicurare un’effettiva tutela a tutti i pensionati. L’attenzione è stata incentrata soprattutto sull’introduzione di nuove misure di flessibilità in uscita o di strumenti che potessero superare i requisiti imposti dalla Legge Fornero.
In realtà, sono ancora pochi i lavoratori che vanno in pensione con il sistema contributivo puro, perché la maggior parte ricade nel sistema misto. Il problema è che, senza una Riforma sistematica, molte pensioni potrebbero essere a rischio. Non resta che attendere un intervento legislativo efficace e duraturo.
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