Pubblicato il report della EWG (Environmental Working Group) che come tutti gli anni analizza frutta e verdura e stila la classifica dei più contaminati da pesticidi.
Anche per il 2024 non ci sono buone notizie, anzi. Il 75% dei prodotti ortofrutticoli non Bio analizzati contiene tracce di pesticidi e altre sostanze molto pericolose.
È risaputo che le conseguenze sulla salute a seguito di consumo di alimenti contaminati non siano immediate, ma dobbiamo sapere che l’esposizione prolungata aumenta i rischi di molte malattie. Ecco cosa è emerso dal report denominato “Dirty Dozen”, e cosa possiamo fare per tutelare la nostra salute.
Tutti gli anni l’EWG pubblica la lista dei prodotti ortofrutticoli più (e meno) contaminati da sostanze nocive per l’uomo, ed è uscito il report per il 2024.
Lo studio effettuato dagli esperti della EWG studio si basa sui “dati forniti dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), concentrandosi sul contesto statunitense“.
In Italia anche EFSA ha recentemente pubblicato il report sulla presenza di pesticidi che rimangono negli alimenti consumati ogni giorno, e dal report emerge che le quantità di tracce rilevate sono in diminuzione rispetto agli anni passati. Ma questa non è propriamente una bella notizia, perché come è facilmente intuibile sono comunque molti anni che ognuno di noi è esposto a tali sostanze.
Tornando a EWG, gli esperti hanno analizzato random migliaia di campioni di frutta e verdura, arrivando alla conclusione che ben il 75% dei prodotti non bio conteneva tracce di pesticidi. Le tipologie principali trovate nei prodotti sono fungicidi, come fludioxonil, pyraclostrobin, boscalid e pyrimethanil.
Nella classifica, compaiono alcuni tipi di frutta e verdura dove è stata rilevata la presenza fino a più di 50 pesticidi, con minimi dai 13 ai 26:
Per proteggere la propria salute da questi pericoli, il consiglio è quello di preferire cibi biologici, ma che ricordiamo non sempre hanno prezzi accessibili a tutti. Un altro consiglio è quello di accertarsi la provenienza del cibo che stiamo acquistando, perché nei Paesi extra UE non esistono regole rigide e dunque i prodotti sono meno sicuri rispetto ai nostrani.
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