Da alcune indagini è emerso che i polli in vendita in molti supermercati presentano evidenti segni di malattie e torture.
Quando andiamo ad acquistare petti di pollo, fusi o bocconcini, ci fidiamo di ciò che è scritto nelle confezioni; spesso paghiamo un prezzo più alto per comprare pollo “100% italiano” oppure “utilizzo di mangimi vegetali” e con altre diciture che sembrerebbero confermare l’alta qualità delle carni.
Invece da Il Fatto Alimentare emerge una realtà inquietante, e i consumatori dovrebbero come minimo rivoltarsi e non acquistare più prodotti derivanti da animali allevati con metodi discutibili, e che poi fanno male alla salute e all’ambiente.
Alcuni ricercatori hanno effettuato controlli sulle carni di pollo che poi vengono vendute dalla grande distribuzione. Il Fatto Alimentare ha anticipato ciò che è emerso e a breve uscirà anche un’intervista in cui si scopriranno ulteriori dettagli.
Ciò che si evince dalla ricerca, però, dovrebbe far riflettere attentamente i consumatori. Se sui petti di pollo vediamo delle strisce bianche, non siamo di fronte a grasso dell’animale ma a delle vere e proprie cicatrici. Si chiamano “white striping” e significa che l’animale, crescendo in maniera forzata, ha sviluppato infiammazioni ai muscoli.
In pratica, noi mangiamo carne di polli che sono creati appositamente per crescere in fretta, così da poter essere macellati dopo soli 35-56 giorni (invece di 10-12 settimane) e venduti nei banchi del supermercato. Questo fa sì che i poveri animali diventano spesso abnormi, tanto da non riuscire più a muoversi.
E qui si manifesta un altro segno che in alcuni casi si può vedere sulle zampe e al garretto: vere e proprie ustioni, che si creano perché il pollo rimane strascicante a terra, magari sopra i propri escrementi, fino a che non viene ucciso.
Le cicatrici e le bruciature si vedono soprattutto nelle confezioni di pollo economiche, come quelle ad esempio della linea discount “smart” di Esselunga, ma i ricercatori ne hanno trovate in tanti altri supermercati.
Il pollo economico, dunque, arriva da allevamenti dove gli animali sono torturati, o comunque dove di sicuro non conducono un’esistenza dignitosa e sana. Oltre al problema etico, dobbiamo ricordare che mangiare carne di animali di questo tipo non fa nemmeno bene alla salute. E comunque per economico si intende carne che costa sui 7-8 euro al chilo, non propriamente regalata dunque. I polli “top”, invece, quelli che hanno una vita “migliore”, arrivano a costare anche 24-25 euro al chilo.
Una differenza abissale, che di fatto provoca una disuguaglianza alimentare, perché chi non si può permettere di spendere tanto porta in tavola alimenti di scarsissima qualità.
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