Se nel periodo di prova il lavoratore dovesse accorgersi che l’occupazione non è in linea con le proprie esigenze può licenziarsi e chiedere la NASPI?
La NASPI è l’indennità di disoccupazione erogata al lavoratore che perde involontariamente il lavoro. Ci sono eccezioni alla regola che permettono di ricevere il beneficio in circostanze particolari?
Il datore di lavoro può concedere l’assunzione in prova del prestatore di lavoro. La durata di questo periodo di prova varia in base al Contratto Collettivo Nazionale di riferimento, al ruolo e alla qualifica. Solitamente va dai 3 ai 6 mesi duranti i quali l’azienda testa la professionalità e la preparazione del dipendente. Il periodo di prova è retribuito e consente al lavoratore di maturare ferie e tredicesima. Superando la prova il rapporto di lavoro proseguirà senza doverlo comunicare apertamente.
Questi mesi serviranno sia al datore di lavoro per inquadrare il dipendente sia al lavoratore per capire se attività e contesto fanno al caso suo. Può capitare che il lavoro sia diverso da come si pensasse, non in linea con la propria qualifica e le proprie esigenze. O può succedere che l’ambiente lavorativo faccia dubitare della permanenza in quell’ufficio. Insomma, può capitare che il dipendente voglia licenziarsi durante il periodo di prova. Potrà ottenere la NASPI?
Le conseguenze per il lavoratore che si licenzia durante la prova
Come detto per ottenere la NASPI sarà necessario che il lavoratore subordinato perda involontariamente il lavoro. Il licenziamento, dunque, non è ammesso se si vuole ottenere l’indennità di disoccupazione. Valo lo stesso nel caso di un dipendente in prova? Da normativa questo è libero di interrompere il rapporto senza dover fornire alcuna giustificazione specifica. Come motivazione basta l’assenza di intesa e sintonia con il datore di lavoro.
Ciò non significa, però, dimettendosi da lavoratore in prova si potrà avere diritto alla NASPI. La perdita dell’occupazione verrà considerata volontaria e di conseguenza l’indennità non verrà concessa dall’INPS. Il licenziamento è una libera scelta del dipendente, infatti, a meno che non intervengano due condizioni. La NASPI è concessa solamente in caso di dimissioni durante il periodo protetto di maternità o dimissioni per giusta causa.
La giusta causa è legata a comportamenti gravi da parte del datore di lavoro che rendono impossibile la vita in azienda al dipendente. Mancato ritardo dello stipendio, omesso versamento dei contributi, molestie sessuali, mobbing, comportamento ingiurioso del superiore sono alcuni dei motivi alla base delle dimissioni per giusta causa che danno diritto alla NASPI.