Anche i post sui social possono portare ad una multa salatissima. Ecco cos’è il ‘data scraping’, la nuova tecnica che fa tremare gli utenti.
Ormai chiunque al giorno d’oggi ha almeno un account attivo sui tantissimi social network disponibili in rete. Dal classico Facebook all’intramontabile Instagram, passando per altre piattaforme come TikTok, X, Threads e chi più ne ha più ne metta. L’idea comune è quella di avere una sorta di bacheca personale dove poter condividere momenti della propria vita, pensieri, emozioni e via dicendo. Il tutto gratuitamente e col feedback dei propri seguaci sempre a disposizione.
Ci sono però alcune informazioni che è bene conoscere per poter agire consapevolmente sul web e non rischiare nulla. In particolare, nell’ultimo periodo si sta parlando con sempre più insistenza del “Data scraping”. Ossia una tecnica avanzata che potrebbe provocare una multa salatissima all’utente finale. I rischi sono già altissimi e i consumatori stanno iniziando a tremare. Ecco di che cosa si tratta nel dettaglio e cosa fare per evitare pesanti sanzioni.
Il data scraping è una tecnica avanzata e tutta nuova che ha come obiettivo quello di analizzare le informazioni disponibili online su determinate persone, avvalendosi dei post pubblicati sui social, sia per ciò che riguarda i contenuti multimediali che quelli testuali. In particolare, l’idea è di andare a sfruttare manifestazioni di una vita lussuosa, foto di cene prelibate, vacanze in mete gettonate ed esotiche e tanto altro, col fine ultimo di ottenere indizi per le indagini fiscali.
È stata proprio l’Agenzia delle Entrate a dichiarare che presto post e foto pubblicate sui social network potranno diventare una nuova arma per la lotta all’evasione fiscale. Con l’obiettivo di andare a scovare eventuali incoerenze tra le dichiarazioni di reddito presentate e lo stile di vita che viene mostrato in rete.
Il termine data scraping significa letteralmente ‘raschiamento dei dati’. L’obiettivo è sfruttare ogni singola informazione in modo tale da ottenere possibili prove di evasione. Ne ha parlato Maurizio Leo di Fratelli d’Italia, che ricopre la carica di viceministro delle Finanze. “L’evasione è come un macigno, tipo il terrorismo. E quando abbiamo 80-100 miliardi di evasione, dobbiamo tutti collaborare per fare un passo avanti“, ha dichiarato in audizione alla Commissione parlamentare di vigilanza sull’Anagrafe tributaria.
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