La Riforma delle Pensioni pronta a stravolgere il sistema previdenziale italiano con uno stop alle Quote e il benvenuto a nuove griglie di contribuzione.
Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro vuole riorganizzare il sistema previdenziale italiano con una rivoluzionaria Riforma delle Pensioni. Con la direzione di Renato Brunetta, il CNEL è incaricato di elaborare proposte valide e funzionali.
C’è grande interesse da parte dei cittadini verso la Riforma delle Pensioni. Sono anni che attendono un cambiamento del sistema previdenziale in favore dei lavoratori ma nello stesso tempo sono spaventati all’idea che le novità possano peggiorare la situazione. Tutti sanno dei problemi dell’Italia sia con riferimento alle risorse a disposizione sia all’inverno demografico e all’invecchiamento della popolazione. Poter andare in pensione in anticipo rispetto la pensione di vecchiaia sarà sempre più difficile, o forse no?
Si saprà qualcosa in più tra settembre e ottobre quando il CNEL consegnerà il documento con le sue conclusioni. Tale documento, poi, dovrebbe confluire in una proposta di Legge. Nel frattempo a luglio dovrebbero arrivare quattro documenti tecnici riguardanti la contribuzione, la previdenza obbligatoria, le casse dei Liberi professionisti e la previdenza complementare.
L’ipotesi più concreta è quella di uno stop al sistema delle Quota (nel 2024 è attiva Quota 103 che permette il pensionamento a 62 anni di età con 41 anni di contributi). L’alternativa dovrebbe essere una nuova griglia di uscite anticipate dal mondo del lavoro. L’idea è di poter mandare in pensione i lavoratori tra i 64 e i 72 anni di età. Oltre alla citata Quota 103 saranno riviste anche Opzione Donna e l’APE Sociale, scivoli in scadenza al 31 dicembre 2024.
Parliamo di misure che ad oggi consentono il pensionamento prima dei 64 anni di età, troppo presto secondo il CNEL. Continuando a permette l’uscita a 63 anni e cinque mesi oppure a 60, 59 e 58 anni, infatti, il sistema previdenziale diventerebbe sempre più a rischio. Le previsioni, dunque, sono di un inasprimento dei requisiti. Nel frattempo sembrerebbe essere stata abbandonata l’idea di Quota 41 per tutti, eccessivamente costosa.
Si passerebbe – questa l’ipotesi più plausibile – ad una pensione di vecchiaia raggiungibile con 25 anni di contributi, requisito alternativo al raggiungimento di una pensione pari almeno a 1,5 volte l’assegno sociale. L’età rimarrebbe quella di 67 anni. Non dovrebbero esserci novità, invece, per la pensione anticipata ordinaria (42 anni e dieci mesi di contributi o un anno in meno per le donne) almeno nel 2025. Solo nel 2026, infatti, sono previsti gli incrementi delle speranze di vita che potrebbero portare cambiamenti.
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