Se il cassonetto della spazzatura del vicino è vicino alla finestra ed emana una puzza esagerata è possibile chiedere il risarcimento danni?
Nessuno produce spazzatura profumata ma quando è troppo è troppo! Se la puzza dei rifiuti del vicino toglie il fiato e fa venire i conati di vomito cosa si può fare per tutelare il benessere in casa propria?
Il cattivo odore della spazzatura nausea soprattutto chi ha l’olfatto molto sensibile. Pensare di avere dei cassonetti sotto la finestra che producono quel pessimo odore ogni giorno è un vero incubo specialmente in estate quando la puzza diventa ancora più forte e fastidiosa. La qualità della vita peggiora drasticamente e si potrebbe rimanere intrappolati in casa propria dovendo tenere le finestre chiuse. E se non si dovessero avere i condizionatori in casa il rischio è di grondare di sudore quando le alte temperature imperversano.
Giorno e notte, la problematica può causare veramente seri problemi non solo a livello mentale e di salute ma anche economico. Chi mai comprerà una casa in cui entrando in una stanza si viene avvolti da un terribile odore di spazzatura? Il valore dell’immobile scenderà parecchio. Ecco perché la giurisprudenza ha stabilito dei casi in cui il risarcimento danni per la puzza viene concesso.
Quando la puzza della spazzatura è motivo di risarcimento danni
Il Codice Civile vieta immissioni di rumori, odori, fumi oltre il normale limite di tollerabilità. Il valore da non superare viene fissato dal Giudice che analizzerà il caso nei dettagli prendendo in esame prove e testimonianze. Se il cittadino vittima della puzza riesce a dimostrare i danni provocati dall’odore sgradevole (ad esempio aver dovuto tenere le finestre chiuse con conseguente formazione di muffa) allora il Giudice concederà il risarcimento danni.
Occorre prendere in considerazione, poi, anche i limiti di distanza tra bidoni e abitazioni. La norma sulla gestione dei rifiuti stabilisce una distanza minima di cinque metri tra il cassonetto e finestre, porte, ingressi, seminterrati, accesso a negozi commerciali. Nel caso in cui si rilevi una distanza inferiore a questa fissata per Legge, i residenti possono chiedere lo spostamento dei cassonetti all’amministratore di condominio o direttamente alla società che si occupa della raccolta differenziata.
Se la richiesta rimarrà inascoltata allora si può fare ricorso al Giudice. Questo potrà non solo imporre lo spostamento dei cassonetti ma stabilire anche un risarcimento dei danni morali a causa del peggioramento della qualità della vita o risarcimento per danni transitori alla salute – specialmente quelli di natura psichica (sentenza del Tribunale di Livorno numero 227 de 2024).