Torna alla ribalta il problema del riso contaminato da sostanze nocive per l’uomo, come il Cadmio. Nuove analisi rivelano i marchi peggiori.
Ogni giorno spuntano pessime notizie che riguardano i cibi che compiamo al supermercato. Tra quelli ultraprocessati, che aumentano le probabilità di cancro, e quelli contaminati da sostanze nocive, i consumatori rischiano praticamente la vita tutti i giorni.
Oggi ci soffermiamo su un problema ampiamente conosciuto, ma al quale sembra non esista soluzione, tranne che la massima attenzione da parte di consumatori.
Altroconsumo ha effettuato dei test su numerose confezioni di riso e ciò che è emerso è davvero preoccupante.
Riso al cadmio, ecco i marchi che si sono “salvati” e quelli che non hanno superato i test
I prodotti alimentari come il riso sono particolarmente suscettibili alla contaminazione, per il fatto che questo si coltiva in acqua. Ormai, purtroppo, aria, acqua e suolo sono molto inquinati e di conseguenza le sostanze si accumulano nel prodotto finale.
Altroconsumo (la famosa rivista per consumatori) ha analizzato molti marchi di riso e ha cercato tracce di cadmio, di pesticidi, erbicidi e di altre sostanze potenzialmente nocive. Come sappiamo, esistono dei limiti massimi stabiliti che le aziende tendono a rispettare, ma a volte alcuni prodotti non rispondono ai requisiti.
Ecco cosa è emerso dai test di Altroconsumo. Le marche considerate eccellenti e molto buone sono le seguenti:
- Le Stagioni D’Italia Carnaroli – eccellente – 80 punti
- Il Riso del Vo Carnaroli Classico – 78 punti
- Il Riso Almo Carnaroli – 76 punti
- La Riserva Gallo Carnaroli – 76 punti
- Grandi Riso Terra del Riso Carnaroli – 70 punti
- Naturasì Carnaroli – 68 punti
- Coop Carnaroli – 66 punti
I prodotti “peggiori” secondo i test, invece, sono i seguenti:
- Conad Carnaroli (49 punti)
- Pam Carnaroli (49 punti)
- Mondella (MD) Carnaroli (4o punti)
Le indagini di Altroconsumo, come sappiamo, non sono volte a indirizzare forzatamente i consumatori verso un marchio piuttosto che un altro. La consapevolezza però deve essere aiutata perché i consumatori non sanno quasi mai cosa stanno mettendo nel carrello della spesa.
Purtroppo si evince sempre di più che gli attuali sistemi di coltivazione, l’uso di sostanze chimiche per aumentare la produttività, l’inquinamento e i cambiamenti climatici stanno rendendo il cibo sempre meno salutare. Si dovrebbe iniziare ad attuare seriamente un’inversione di marcia, perché è chiaro che continuando così l’ecosistema, la fauna, la flora, l’agricoltura, l’allevamento e la salute umana sono seriamente a rischio.