I lavoratori dipendenti statali devono attendere un determinato lasso di tempo per l’accredito del TFR. Dopo quanto arrivano i soldi?
Il Trattamento di Fine Rapporto (detto anche liquidazione o buonuscita) è una somma a cui hanno diritto tutti i lavoratori dipendenti (privati e pubblici) in seguito alla cessazione del rapporto di lavoro, a prescindere al motivo (ad esempio, licenziamento, dimissioni o maturazione dell’età pensionabile).
La determinazione dell’ammontare della liquidazione varia a seconda del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro applicabile alla categoria a cui appartiene il dipendente. Di norma, l’importo è calcolato con la seguente formula: retribuzione annua/ 13,5.
Ci sono, tuttavia, delle differenze relative alla tempistica del pagamento tra i lavoratori privati e quelli pubblici. Al riguardo, è intervenuta anche un’importante sentenza delle Corte Costituzionale. Vediamo cosa ha stabilito.
Il riconoscimento del TRF ai dipendenti statali segue delle regole peculiari.
Ad esempio, la retribuzione annua lorda da prendere in considerazione non può essere superiore a 240 mila euro. La liquidazione ai lavoratori pubblici, poi, viene pagata a rate, a seconda della cifra spettante. In particolare:
Mentre i dipendenti privati ricevono le somme dopo 45 giorni dall’interruzione del rapporto di lavoro, gli statali sono costretti ad attendere almeno 12 mesi dalla cessazione del servizio per raggiungimento del limite di età per la pensione oppure 24 mesi per le alte ipotesi di cessazione.
Si tratta di una disparità inaccettabile e, per tale motivo, è intervenuta anche la Corte Costituzionale che, con la sentenza n. 130 del 23 giugno 2023, ha dichiarato illegittimo il pagamento differito della liquidazione ai dipendenti pubblici che hanno cessato l’attività per raggiungimento del limite di età.
Il TFR, infatti, è una parte della retribuzione che viene accumulata per poter essere percepita al termine della vita professionale. Per tale motivo, il legislatore è obbligato a modificare la disciplina e a inserire strumenti di tutela che consentano il pagamento della buonuscita in tempi celeri.
In conclusione, è contraria alla Costituzione l’attesa di uno o due anni che i dipendenti statali devono subire per ottenere le cifre che spettano loro di diritto.
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