Si prevede un taglio del TFR, il Trattamento di Fine Rapporto erogato ai lavoratori al momento del pensionamento. Cosa sta succedendo?
Il TFR è la liquidità che i dipendenti accumulano durante la carriera lavorativa e viene erogata al termine del rapporto di lavoro sia che avvenga per licenziamento che per dimissioni o pensionamento. Sono soldi del lavoratore, perché verranno toccati dal Governo?
Per capire a cosa è legato il taglio del TFR occorre approfondire la questione pensioni. Ad oggi i lavoratori possono lasciare il mondo del lavoro con la pensione di vecchiaia a 67 anni di età e con 20 anni di contributi oppure a 71 anni di età con soli 5 anni di contributi. In alternativa ci sono gli scivoli pensionistici che anticipano l’uscita di pochi o parecchi anni. Queste pensioni anticipate, però, costano molto allo Stato.
Pian piano diminuiscono sempre più le risorse a disposizione per corrispondere i trattamenti e le previsioni sono pessime considerando l’inverno demografico e l’invecchiamento della popolazione. Insomma, già nel 2024 il Governo ha reso alcuni scivoli pensionistici meno convenienti e ha ristretto la platea dei beneficiari per evitare che troppe persone lascino il lavoro mettendo in sofferenza il sistema previdenziale italiano. Il taglio del TFR potrebbe arrivare proprio per anticipare l’uscita senza che gravi troppo sullo Stato.
Considerando il contesto descritto l’ipotesi di una Riforma delle Pensioni dalla parte dei cittadini è piuttosto un’utopia. Le previsioni sono di pensioni dall’importo sempre più basso e raggiungibili sempre più tardi. Per salvarsi si può optare per un Fondo pensione in modo tale da costruire una pensione supplementare ma come fare senza spendere troppi soldi? Destinandovi, ad esempio, il TFR. Da qui l’idea della Lega di tagliare il TFR lasciato in azienda per destinare una parte al Fondo pensione.
Se il cittadino non si attiva, dunque, lo fa lo Stato imponendo una quota obbligatoria di TFR da destinare alla previdenza complementare di categoria oppure ai fondi pensione aperti. Il piano è di un taglio del 25% per permette un’integrazione della pensione efficace. Il taglio, dunque, non è contro ma a favore dei cittadini. Non solo permetterà di contare su un assegno di importo più elevato ma anche di poter anticipare il pensionamento a 64 anni, ad esempio, riuscendo a raggiungere la condizione di accesso ossia aver maturato un assegno pensionistico pari almeno a tre volte l’assegno sociale. La pensione integrativa, infatti, potrebbe essere utile per toccare i 1.603,23 euro necessari per il pensionamento anticipato contributivo.
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