Una recente sentenza della Cassazione stabilisce l’importanza della commissione di massimo scoperto. Ecco di cosa si tratta.
La commissione di massimo scoperto (CMS) è una penalità per l’utilizzo di un fido non preordinato. Una sentenza del 2024 chiarisce quando la CMS è nulla.
Però prima di esaminare la sentenza cerchiamo di capire in cosa consiste la commissione di massimo scoperto, come si calcola e cosa cambierà per i cittadini.
Commissione di massimo scoperto: cosa cambia per cittadini e banche
La commissione di massimo scoperto è una spesa aggiunta che la banca addebita al cliente quando il saldo del conto corrente è negativo, ovvero nel caso del cosiddetto “scoperto di conto”.
In pratica, la banca anticipa al cliente la somma che serve per coprire il suo debito ma nello stesso tempo trattiene una commissione che si chiama appunto commissione di massimo scoperto o CMS. Tale commissione è calcolata su base mensile sull’importo massimo scoperto raggiunto nel periodo di riferimento e applicando un tasso di interesse variabile.
La CMS è da sempre oggetto di un acceso dibattito, tanto da fa nascere due correnti di pensiero:
- la prima afferma che la commissione deve essere considerata solo come una compensazione da parte della banca per aver messo a disposizione dei fondi;
- la seconda afferma che la commissione può essere applicata come una penalità per l’uso eccessivo del credito.
Varie le sentenze che danno ragione qualche volta alla prima corrente e qualche volta alla seconda corrente, creando in questo modo maggiore confusione sull’argomento.
È probabile che la sentenza numero 5359 della Sezione Prima della Corte di cassazione datata 29 febbraio 2024 metta un punto alla questione perché stabilisce quando la commissione è nulla; cioè quando la CMS non è dovuta.
La vicenda ha inizio quando un fideiussore, garante per una società a responsabilità limitata, presenta ricorso contro la banca. In pratica, nel contratto la CMS era presente solo in termini di percentuali e non erano presenti le indicazione delle modalità di calcolo.
I giudici della Cassazione hanno ritenuto che la modalità del calcolo sia un elemento indispensabile per garantire la trasparenza e la comprensione del contratto. In effetti, senza tale elemento il cliente non potrebbe sapere in anticipo quando e in quali circostanze dovrà versare la commissione alla banca.
Quindi, i giudici accettando il ricorso hanno considerato la CMS nulla proprio perché sul contratto la commissione era indicata solo in termini percentuali. Una decisione che avrà un impatto importante sugli istituti di credito.
Infatti, le banche dovranno rivedere tutti i contratti in essere e assicurarsi che tutte le informazioni sulle commissioni di massimo scoperto siano presenti e comprensibili. Ma c’è di più. La sentenza, avendo un effetto retroattivo, obbliga le banche a rivedere anche i contratti stipulati in precedenza. Ciò significa che in assenza di una chiara indicazione un cliente può ricorrere al giudice per chiedere l’annullamento della commissione e il rimborso da parte dalla banca.