Chi ha debiti rischia di vedersi pignorato il conto corrente da parte dei creditori. Ma la legge mette a disposizione dei metodi per salvare il denaro.
Per soddisfare le proprie pretese, i creditori possono pignorare i beni dei debitori che non regolarizzano la propria posizione. Il bene che può essere aggredito con maggiore facilità è il denaro.
Chi ha debiti, dunque, rischia il blocco immediato dei fondi, fino a quando questi non vengano trasferiti al creditore, previa autorizzazione da parte del giudice della procedura. Possono essere pignorate anche le carte prepagate, con e senza IBAN, e i conti PayPal.
Per evitare di veder prosciugati tutti i propri risparmi, quindi, è fondamentale conoscere la procedura per evitare il pignoramento del conto corrente da parte dei creditori e agire prima che sia troppo tardi. Scopriamo quali sono le procedure da attivare.
Pignoramento conto corrente: le soluzioni per sottrarre il denaro ai creditori
Il primo metodo per evitare che il denaro depositato sul conto corrente venga attaccato dai creditori è il prelievo. La legge, infatti, non vieta ai correntisti di prelevare i propri soldi prima del pignoramento, entro il limite massimo di 10 mila euro al mese.
Se, poi, si eccede tale soglia, il titolare del conto è tenuto a specificare alla banca, in forma scritta, la destinazione dell’importo prelevato. Per i conti correnti postali, invece, il limite è di 5 mila euro mensili. Per conservare le somme prelevate, poi, potrebbero essere usate le cassette di sicurezza della banca.
Un altro strumento per sottrarre il denaro ai creditori è richiedere al proprio istituto di credito l’emissione di assegni circolari. Questi ultimi, poi, possono essere conservati in una cassetta di sicurezza o in casa. Le somme oggetto degli assegni non vengono considerate sul conto e, quindi, non potranno essere conosciute dai creditori. Attenzione, però, perché gli assegni circolari possono essere custoditi per non più di 3 anni dall’emissione. Oltre tale termine, la banca versa gli assegni non riscossi nel Fondo Indennizzo Risparmiatori.
Un’alternativa più rischiosa è l’utilizzo di bonifici bancari su altri conti correnti. In tal caso, il beneficiario dei bonifici dovrà giustificare all’Agenzia delle Entrate la provenienza dei soldi.
C’è, infine, la cointestazione del conto corrente a un altro soggetto. Con questo metodo, il pignoramento colpirebbe soltanto il 50% del denaro disponibile sul conto. Per gli esperti, però, la cointestazione potrebbe essere considerata come donazione e, di conseguenza, si potrebbe ricorrere all’azione revocatoria, entro 5 anni, da parte del creditore leso, per renderla inefficace.