Se si subisce una truffa che coinvolge il conto corrente si può richiedere il rimborso delle somme perse. Vediamo come fare.
Le truffe sui conti correnti sono, purtroppo, molto diffuse. Secondo le stime, nell’ultimo anno ne sono state denunciate più di 17 mila.
Non tutte le vittime, però, sanno che è possibile ottenere un risarcimento in base all’importo indebitamente sottratto dai ladri. Si tratta di un aspetto non di poco conto se si considera che, in alcuni casi, le truffe ammontano a migliaia di euro.
Scopriamo, quindi, qual è la procedura per richiedere il rimborso all’istituto bancario delle somme rubate dal conto corrente e in quali casi, invece, non è dovuto.
Il primo passo da compiere per accedere al risarcimento è comunicare alla banca eventuali movimenti sospetti e non autorizzati.
Nel caso in cui la transazione non sia stata autenticata, ai sensi dell’art. 82 del GDPR 679/2016, c’è l’obbligo di risarcimento per danni materiali e immateriali dovuti alla violazione della privacy. Il rimborso, dunque, si può ottenere in caso di accesso illegittimo al conto corrente oppure se il sistema di sicurezza della banca non è stato in grado di proteggere il conto dal furto.
In seguito alla segnalazione, è sufficiente inviare un reclamo scritto per ottenere il rimborso delle somme sottratte.
In alcuni casi, tuttavia, la banca potrebbe non accettare la responsabilità e negare il risarcimento. Se la vittima non vuole adire il giudice, può ricorrere all’ABF, l’Arbitro Bancario Finanziario, che interviene proprio se il reclamo viene negato dalla banca.
Ricordiamo, infine, che ci sono anche ipotesi in cui il risarcimento per truffa sul conto corrente non è possibile. Vi rientrano casi limite, in cui è provata la responsabilità del correntista. Se, infatti, quest’ultimo ha in qualche modo contribuito alla frode, non può riottenere le somme perse.
In altre parole, il diritto al risarcimento per truffa sul conto corrente viene meno in caso di accertamento di comportamenti negligenti da parte del correntista.
Ai sensi degli articoli 7 e 12 del D.L. n. 11/2010, la banca può decidere di non rimborsare il cliente se prova l’inadempimento, il dolo o la colpa grave della vittima, cioè se riscontra la presenza di violazioni dei termini d’uso oppure se la truffa viene comunicata in ritardo. In tutte queste ipotesi, il correntista non può opporsi al diniego del rimborso.
Una delle operazioni preliminari da compiere quando ci si accorge di essere stati truffati, infatti, è contattare subito l’istituto bancario per bloccare il conto. Se non si adempie, si viene considerati imprudenti o negligenti e, dunque, non si ha diritto ad alcun risarcimento.
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