Se mancano anni di contributi è impossibile andare in pensione, ma ci sono diverse possibilità per risolvere il problema alla radice.
Per andare in pensione è necessario versare contributi per un certo numero di anni. Naturalmente è il datore di lavoro a dover versare i contributi per tutti i propri lavoratori dipendenti mentre i liberi professionisti provvedono da soli a effettuare questo tipo di versamenti.
Purtroppo però la flessibilità del lavoro si è tradotta in una fortissima discontinuità nel versamento dei contributi: quando si perde il lavoro, o semplicemente un contratto termina e non è possibile passare immediatamente a un contratto successivo, per un periodo non si versano contributi.
È anche possibile, inoltre, che un datore di lavoro abbia omesso di versare i contributi per un lavoratore che, quindi, si troverà anni di contributi mancanti nonostante il fatto che abbia lavorato regolarmente.
Fortunatamente a oggi vengono messe a disposizione del cittadino una serie di prassi per regolarizzare la propria posizione sul versamento dei contributi per andare in pensione: basterà scegliere quella più adatta al proprio caso e, ovviamente, avere da parte i soldi sufficienti a versare i contributi arretrati.
Come si fa la compensazione dei vuoti contributivi?
I vuoti contributivi sono costituiti da un periodo di tempo in cui i contributi semplicemente non sono stati versati. Per compensare quella mancanza è possibile versare i contributi mancanti di tasca propria e si parla, in questo caso, di contributi volontari.
È sempre possibile versare i contributi volontari, a prescindere dalle misure previdenziali a cui si fa riferimento per il calcolo della pensione. L’unica necessità è che l’INPS conceda il nulla osta per il versamento, quindi bisognerà segnalare all’istituto il periodo di vuoto contributivo che si vuole “riempire” con i versamenti volontari.
Bisogna sapere però che tramite i versamenti volontari non è possibile coprire i vuoti contributivi passati ma soltanto quelli presenti e futuri (al massimo quelli che si sono sviluppati 6 mesi prima della domanda di versamento).
Per colmare i periodi passati di vuoto contributivo è invece necessario ricorrere al riscatto. Questa prassi permette di riscattare i periodi di vuoto contributivo generato da diverse cause, per esempio la preparazione della laurea ma anche la maternità, il servizio civile o i vuoti contributivi causati dalla pausa naturale tra due periodi di lavoro stagionale.
La pace contributiva, infine, è una misura molto ampia che potenzia la prassi del riscatto rendendola applicabile a una serie più vasta di casi, permettendo quindi di riempire tutti i voti contributivi accumulati nel corso della propria vita.